Il video diffuso in rete mostra chiaramente cosa è accaduto. Parte un lungo lancio dalle retrovie – diremmo un lancio alla Suarez – che supera la metà campo e arriva alla mezzala sinistra. Questa esegue un magistrale stop e, trascurando i compagni in attacco, tira direttamente in rete e fa goal. Tutto ciò con le seguenti precisazioni: non siamo su un campo di calcio ma in un’aula della scuola di Stato del Belpaese, per la precisione in quel di Mirandola (MO); non stiamo parlando di calciatori ma – sia fa per dire – di studenti; il goal viene fatto non nella rete ma centrando un’esterrefatta professoressa, e infine non lo si fa con il pallone ma con il cestino in dotazione all’aula.
Assicura la ministra Fedeli che “come ministero siamo a fianco della dirigente scolastica, delle e dei docenti (notare l’immancabile linguaggio politically correct ndr), delle famiglie (si riferisce alla famiglia della prof colpita?) e dell’Ufficio Scolastico Regionale che stava seguendo il caso e sta valutando ulteriori (il corsivo è mio) azioni di supporto”. E subito viene da chiedersi se, considerato che le azioni già attuate non sembrano aver sortito grossi risultati, non sarebbe più utile passare dai “supporti” alle banali “punizioni”.
Mai sia, direbbe la ministra. Più oltre nelle sue dichiarazioni si legge infatti: “Il 27 ottobre abbiamo lanciato un Piano nazionale per l’educazione al rispetto, che mette a disposizione delle istituzioni scolastiche ulteriori strumenti educativi e risorse per contrastare ogni forma di violenza, discriminazione, bullismo”.
E qui viene da commentare: siamo a posto. Se per intervenire sul casi come questi (perché quello di Mirandola è non altro che la punta di un vasto iceberg, le cui dimensioni può intuire solo chi a scuola lavora) il piano della ministra è quello di mettere in campo una pletora di presunti “esperti” pagati dal cittadino contribuente i quali verosimilmente ci imbottiranno di chiacchiere senza nessun costrutto, allora è meglio non farne nulla e tenerci la scuola così com’è. Se non altro risparmieremo.
Forse ha ragione il mio alunno di quarta Vlad quando, nel corso di una breve discussione in classe sull’accaduto, tranquillamente dichiara: ma alla fine prof, che vuole? Non le hanno mica tirato in testa un banco, era solo un cestino”. Ma sì Vlad, forse hai ragione tu: meglio prendersi un cestino in testa che ascoltare un esperto del Ministro Fedeli.
di Alfonso Indelicato
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