«Se un ordine di scuola non funziona bene, riducendone la durata della ex scuola media da 3 a 2 anni si riduce il danno. Mi pare però che sarebbe un po’ una “soluzione dello struzzo” per non vedere quanto è sotto gli occhi di tutti e cioè la crisi della scuola media italiana».
Tuttavia, sostiene Cesare Cornoldi (ordinario di Psicologia dell’apprendimento e della memoria presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova, presidente nazionale AIRIPA) su La Stampa, «Qualcosa va fatto, anche senza tanti proclami o apparenti riforme radicali. Io ho proposto le sperimentazioni diffuse per non creare traumi e iniziare a coinvolgere gli insegnanti in linea con un cambiamento sostanziale. Terrei quindi durata e materie attuali, ma ne darei un senso diverso».
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Infatti «ho documentato le criticità della scuola media italiana sulla base di dati di ricerca e ho fornito alcune prove. Fra queste ci sono i livelli di apprendimento e di competenza degli studenti, che rispetto agli altri Paesi occidentali calano e proprio nella fascia 11-14; il grado di piacere per l’apprendimento scolastico e l’atteggiamento verso la scuola, anche essi in calo più che altrove; il grado di soddisfazione degli insegnanti per il proprio lavoro che, pur con molte splendide eccezioni, alla scuola media è in genere basso».
«L’adolescenza- sostiene l’esperto- è sempre stata una fase di sviluppo critica ed è possibile che oggi le criticità si evidenzino di più perché ci sono meno inibizioni a manifestarle. Ma adolescenza significa anche apertura a nuovi temi e valori, completamento del processo di maturazione intellettiva, esplosioni relazionali e affettive: aspetti che per la pratica docente potrebbero diventare risorse oltre che fonti di intoppo. Se però l’insegnante continua a essere formato nella disciplina e non per interagire con gli adolescenti e capirli, il danno è quasi inevitabile».
«La mia idea, che trova sostenitori e prove di efficacia in giro per il mondo, è abolire la scuola di mezzo. Già oggi la scuola media è legata istituzionalmente alla primaria, quindi, in un certo senso, le premesse organizzative esistono. Ma nei fatti c’è un’impressionante soluzione di continuità fra primaria e secondaria, tutti la avvertono e molti la soffrono. Tornando alla riduzione a 2 anni: nell’attuale dibattito sulla durata degli studi una possibilità sarebbe una scuola unica di 7 anni da cui passare al quinquennio delle superiori, anche queste però
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