Il 2024 sarà l’anno delle grandi riforme, a partire da quella del merito nella scuola: lo sostiene, tramite i social media, la premier Giorgia Meloni, a un anno dalla vittoria schiacciante delle elezioni politiche che hanno portato al Governo la coalizione di Centro-Destra composta da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
“Il 2024 sarà un anno molto importante – si legge nel messaggio del presidente del Consiglio – , l’anno delle grandi riforme di cui questa Nazione ha bisogno: la riforma fiscale in primis, ma anche l’avvio della riforma costituzionale e quella sulla giustizia”.
Quindi, Giorgia Meloni annuncia anche, per il prossimo anno, l’approvazione della “grande riforma del merito, in particolare nella scuola”.
“Di fronte a noi abbiamo un grande lavoro da fare ma questo è ciò che faremo nel rispetto degli impegni presi con gli italiani. L’Italia ha scelto noi e noi non la tradiremo“, conclude la premier.
Ma a cosa si riferisce la premier quando tra gli obiettivi del 2024 cita anche la riforma del settore scolastico improntata sul merito? Sicuramente il primo riferimento è all’approvazione della riforma della valutazione e alla stretta sul voto di condotta (in particolare il “pugno duro” contro gli studenti “maleducati” o violenti), affidata però ad un disegno di legge ordinario la cui approvazione passando per il Parlamento necessita forzatamente di tempi lunghi.
La necessità di approvare la riforma si è fatta sentire, in seno al Governo, dopo l’escalation di fatti di violenza a scuola, soprattutto con docenti e personale scolastico sempre più spesso costretti ad incarnare il ruolo delle “vittime”.
La scorsa estate l’on. leghista Rossano Sasso è arrivato a dire: “Faremo in modo che con un 7 in condotta il bullo di turno (come minimo) debba ripetere l’anno“. L’ex sottosegretario ha superato, per severità, anche le intenzioni del ministro Giuseppe Valditara, che qualche giorno prima sul voto di condotta aveva detto che “farà media alle medie, ma soprattutto con il sei in condotta si verrà rimandati a settembre e si dovranno studiare i valori di cittadinanza”.
Quando la presidente del Consiglio parla di merito a scuola si riferisce però anche alla volontà di fornire più attenzioni, da parte delle istituzioni scolastiche ma non solo, agli studenti che più si impegnano e che rientrano nelle eccellenze: per loro, come più volte detto anche dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, lo Stato deve prevedere maggiori chances, sia in chiave formativa sia per la loro carriera professionale.