La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione dell’incontro con i sindacati delle forze di polizia ha dichiarato che manifestare “è un diritto che va bilanciato col rispetto delle regole che lo disciplinano e con la necessaria tutela degli obiettivi sensibili e che sono presi di mira dai manifestanti”.
I riferimenti, scrive AgenziaNova, erano tuti rivolti ai fati di Pisa del mese scorso, allorché un gruppo di studenti liceali, che manifestavano a favore della Palestina, furono manganellati dalla polizia proprio accanto ai cancelli della loro scuola.
E infatti ha ricordato che “nel 97 per cento delle manifestazioni” che si sono svolte in questi mesi “non c’è stata alcuna criticità. Solo nel 3 per cento dei casi si sono riscontrate criticità e questo dimostra l’ottima gestione dell’ordine pubblico e la vostra capacità di proteggere i siti sensibili. Sono dati, questi, che è giusto ribadire e sottolineare, perché ritengo ingiusta la sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”.
Dunque “non esiste solo il diritto a manifestare, che nessuno mette in discussione: esiste anche il dovere di rispettare delle regole, che sono state fissate – e più volte sono state ritenute conformi alla Costituzione – proprio per ridurre i rischi di incidenti. Non si tratta di vuoti formalismi. Sono le regole del gioco democratico. Senza queste regole si tratta di un altro gioco. Chi pensa di spacciarlo come democratico sta barando”.
E Meloni ha pure aggiunto che la garanzia dell’ordine pubblico è tra le attività “più difficili e impegnative” per le forze di polizia.
“Se è vero che le manifestazioni non vanno autorizzate, è altrettanto vero che vanno comunicate per dare modo a voi di calibrare le forze in campo e i mezzi da adoperare. Quando il responsabile dell’ordine pubblico, cioè il Questore, detta prescrizioni sullo svolgimento della protesta, per esempio tenendo a distanza da obiettivi sensibili, lo fa non per negare il diritto a manifestare, ma per garantirlo al meglio, e al tempo stesso per non negare diritti egualmente sanciti dalla Costituzione”.
“È ovvio che se, come è di recente accaduto per più di una protesta, gli organizzatori non danno alcuna comunicazione, questo aumenta le vostre difficoltà, qualunque sia l’età di partecipanti. L’aumento delle manifestazioni di piazza, soprattutto dopo la riacutizzazione del conflitto in Medio Oriente, ha determinato un impegno, qualitativamente e quantitativamente, più intenso per tutti voi. Dal 7 ottobre a oggi, infatti, le iniziative di piazza sono state più di mille. L’Italia, a differenza di altre Nazioni, non ha vietato le manifestazioni a favore della Palestina perché per noi è fondamentale garantire il pieno diritto ad esprimere qualunque posizione politica”.
“L’equilibrio fra il diritto a manifestare e la tutela dell’ordine pubblico per voi non è dibattito accademico, ma è una scelta estremamente concreta da fare in pochi secondi, spesso stretti materialmente fra i manifestanti che premono di fronte e gli obiettivi da difendere che sono alle spalle. Qualche giorno fa, sulle pagine di un quotidiano, il professor Ricolfi sottolineava come una mentalità che ha messo al bando i doveri genera conflittualità e non costruisce nulla. Sono perfettamente d’accordo con lui”.
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