Ripartire dal valore della competenza: questa in qualche modo la parola d’ordine echeggiata nel corso dell’Assemblea annuale 2023 di Federmanager.
Infatti, viene sottolineato, al primo gennaio di quest’anno 6 milioni di italiani hanno lasciato l’Italia, un fenomeno in aumento del 2,2 per cento rispetto al 2022. In media, ogni 100 giovani, dieci decidono di andarsene, mentre per chi rimane gli stipendi sono troppo bassi e da troppo tempo. “Riteniamo – viene ripetuto nel corso dell’assemblea- che tanto il privato quanto la pubblica amministrazione debbano trovare nella contrattazione collettiva e nella contrattazione di secondo livello un volano per l’adeguamento delle retribuzioni verso l’alto”.
Non è mancato l’intervento della premier Giorgia Meloni la quale, nel videomessaggio, ha affermato che nel nostro Paese sono necessarie tante priorità dal fisco alla burocrazia, alla occupazione, alle infrastrutture alla ricerca e innovazione. E poi la disparità fra Nord e Sud, ma soprattutto puntare su “Competenza e merito che sono valori aggiunti per la nostra nazione, una ovvietà ma non è stato sempre così. Per anni ci hanno detto che ‘uno vale uno’ e che ‘la competenza non serviva a nulla’, messaggi devastanti di cui oggi purtroppo ancora paghiamo le conseguenze. Abbiamo chiuso quella stagione e riattivato l’unico ascensore sociale che è il merito”.
Un messaggio importante, anche se, ci permettiamo chiedere: chi ha lanciato questi messaggi devastanti? Da dove sono partiti e quando?
A occhio e croce tutti i parenti della Meloni hanno incarichi di Governo, dal cognato alla sorella, come pure i figli del presidente Ignazio La Russa. Per non parlare di quella schiera di deputati eletti nelle fila dei partiti che appoggiano il suo governo, a cominciare dall’ultima compagna di Berlusconi e finire con la signorina che da assistente in un laboratorio dentistico, divenne consigliera regionale in Lombardia passando per ministri, anche dell’istruzione, del tutto digiuni perfino di tunnel e neutrini.
Fa infatti impressione questo continuo scaricare agli altri ciò che invece è insito nei blocchi politici che sostengono il suo governo, mentre ricordiamo il figlio di Umberto Bossi, Lega Nord, che prese il diploma in Romania, vantando competenze straordinarie.
Accuse velate, “uno vale uno”, contro gli altri, mentre il primo esame dovrebbe partire proprio da altri ambiti politici più vicini al suo.
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