In Italia migliorano i tassi di abbandono scolastico: nel 2016 la quota di giovani che hanno lasciato gli studi è scesa al 13,8%.
Rimaniamo ancora decisamente sopra il 10% chiesto a Lisbona 15 anni fa. E anche contro la media dell’Unione europea a 28, dove l’abbandono scolastico si attesa all’11%. Peggio dell’Italia fanno solo Romania, Malta e Spagna. Insomma, almeno su questo fronte, l’abbandono degli studi precoce, si migliora ma lentamente.
Il dato sulla riduzione di alunni che lasciano, pur essendo ancora troppo alta, è contenuto nell’ultimo rapporto Istat “Noi Italia”, pubblicato il 14 aprile.
Ma rendere più amara la situazione, ci sono altre indicazioni. Ad iniziare dal numero di Neet: nel nostro paese siamo al top in Europa con oltre 2,2 milioni i giovani di 15-29 anni che nel 2016 non studiano e neppure lavorano.
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L’Italia risulta quartultima anche nella graduatoria delle persone di 25-64 anni con livello di istruzione non elevato, con una incidenza quasi doppia rispetto all’Ue28 (rispettivamente 40,1% e 23,5%).
Pure se la percentuale – il 26,2% – dei 30-34enni che hanno conseguito la laurea nel 2016 è in linea con quanto stabilito dall’Europa come obiettivo per l’Italia, resta lontana dal 40% fissato per la media europea: in Europa il nostro Paese continua a ricoprire l’ultima posizione, 25,3% contro il 38,7% della media Ue28.
Dulcis in fundo, c’è un altro dato preoccupante e che dovrebbe fare, probabilmente, più riflettere degli altri: sempre l’Istat ha detto che la spesa pubblica per l’istruzione nel nostro Paese occupa il quartultimo posto. Ed incide sul Pil per il 4,1%, valore più basso di quello medio europeo (4,9%).
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