Con i Governi Renzi e Gentiloni la disoccupazione giovanile è scesa e lo stesso vale per il numero di Neet e di alunni che lasciano i banchi: chi vuole mettere in discussione il percorso avviato con l’alternanza scuola-lavoro, l’istruzione tecnica superiore e il jobs act è un irresponsabile che non tiene a cuore le sorti del Paese.
È duro il giudizio del sottosegretario all’Istruzione ed esponente di Civica popolare Gabriele Toccafondi a margine della visita allo stabilimento Marzocco a Scarperia (Firenze) sui programmi dei partiti politici che insistono sull’abolizione delle riforme della scuola e del lavoro introdotte nell’ultimo quinquennio.
In ogni caso, per Toccafondi “il mondo del lavoro chiede soluzioni stabili, ma chiede soprattutto competenze. Siamo partiti cinque anni fa con il 44% di disoccupazione giovanile, oltre 2 milioni di cosiddetti Neet, ovvero ragazzi che non studiano e non lavorano, e circa il 20% di abbandoni scolastici, soprattutto nei tecnici e nei professionali. Dopo cinque anni di Governo la disoccupazione giovanile è calata al 34%, i Neet diminuiti e l’abbandono scolastico”.
“Il lavoro non è ancora finito – ha aggiunto – la strada tracciata è quella giusta, chi vuole tornare indietro è un irresponsabile. Ci sono forze politiche che continuano a remare contro l’alternanza scuola lavoro, contro l’istruzione tecnica superiore, contro il jobs act”. Toccafondi, spiega una nota, ha poi sottolineato che “sono 60 mila aziende che cercano competenze e non le trovano. Per questo la scuola deve dialogare con il mondo del lavoro fornendo ai giovani le competenze necessarie a costruirsi un futuro”.
“La visita di oggi – ha concluso il rappresentante del Governo uscente – ci racconta di realtà imprenditoriali che fanno innovazione, assumono, aumentano gli ordini e la produzione e fanno difficoltà a trovare personale ma ci racconta anche che finalmente il dialogo tra scuola, formazione e Aziende è ripreso. Irresponsabile bloccarlo sul nascere”.
La tendenza, in effetti, è quella indicata dal sottosegretario. Si tratta, tuttavia, di cali lievi e occorre, come nel caso del lavoro, realizzare un approfondimento qualitativo: nello stesso periodo, infatti, è calata la disoccupazione ma è cresciuto in modo inesorabile il numero di contratti a tempo determinato. E anche la consistenza dell’occupazione prodotta andrebbe verificata, visto l’alto ricorso ai rapporti part time o con numero di ore ridotto.
Pure sull’alternanza scuola-lavoro, andando oltre l’impegno orario maggiorato per tecnici e professionali, oltre che introdotto per i licei, rimangono da sciogliere diversi nodi. Ad iniziare dal rapporto con le aziende, troppo spesso ancora legato a schemi culturali superati, e dai diritti ancora non chiari degli studenti impegnati in azienda.
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