Nella bozza del decreto sui criteri per la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), sarebbe previsto che il “costo standard per studente” – ovvero la stima relativa a quanto mediamente un’università investe per formare ciascun iscritto – d’ora in avanti terrà conto solo ed esclusivamente di coloro che sono perfettamente in regola con gli esami. Gli atenei, quindi, saranno quasi obbligati a liberarsi dei fuoricorso, o vedranno a rischio i fondi.
L’80% dei fondi saranno ripartiti basandosi sulle cifre ricevute l’anno scorso da ciascun ateneo e il restante 20 per cento alla luce proprio del famoso “costo standard per studente”. Poiché quest’ultima voce non includerà le spese sostenute per la formazione dei fuoricorso, le università che ne hanno molti saranno penalizzate e punteranno a diminuirne il numero.
“Se i fuoricorso si trasformeranno in un peso, allora gli atenei saranno costretti ad abbassare la qualità della didattica oppure ad aumentare le tasse“, dicono gli addetti, tasse che, peraltro, per coloro che sono indietro con gli esami sono già state aumentate con il governo Monti.
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