La riduzione delle ore di sostegno su alunni con grave disabilità non solo è illegittima, ma “determina un danno esistenziale perchè lede valori garantiti e protetti dalla Costituzione”: la sentenza, l’ennesima di questo tenore, è stata emessa a fine ottobre dai giudici della Prima sezione del Tar della Sardegna che hanno accolto nel merito i primi ricorsi presentati lo scorso anno dai genitori di alcuni bambini disabili che si erano visti tagliare le ore di sostegno. Oltre ad esprimere il giudizio positivo sulla fondatezza del ricorso, il Tar ha condannato il ministero dell’Istruzione a pagare le spese processuali (2.000 euro) e, nei casi in cui il ricorso conteneva una richiesta di danni, un risarcimento di 2.000 euro.
Si tratta di una delle tantissime sentenze che i giudici emettono annualmente a favore dei ragazzi nei confronti dei quali gli Uffici scolastici provinciali, stretti dalla morsa dei tagli alle spese, si ostinano a non assegnare il monte orario previsto per legge. Alcune famiglie si rassegnano, altre protestano ma senza passare alle vie legali. Quelli che lo fanno, invece, nel 99% dei casi ottengono giustizia.
Come nel caso di due famiglie sarde che hanno fatto ricorso contro il ministero dell’Istruzione per il dimezzamento delle ore di sostegno riconosciute ai propri figli disabili: quasi un anno fa il Tar del Lazio gli ha deto ragione: per i giudizi laziali di primo grado “sono stati violati il diritto costituzionale all’educazione e il diritto dell’alunno disabile a ottenere attività di sostegno. La sentenza ha stabilito sia il ripristinodell’integrale attività di sostegno nei confronti dei due bambini sia il risarcimento del danno morale ed esistenziale subito dai piccoli e dai genitori (4mila euro per stress, mancanza di serenità e preoccupazioni derivanti dalla situazione) condannando il Miur, anche in questo caso, al pagamento delle spese di giudizio per altri 2mila euro.
La questione sembrava dovesse essere risolta una volta per tutte da quando, nel mese di febbraio la Corte Costituzionale ha stabilito, in modo netto, che il diritto del disabile all’istruzione è un “diritto fondamentale” e le norme in questione “si appalesano irragionevoli e sono, pertanto, illegittime, nella parte in cui, stabilendo un limite massimo invalicabile relativamente al numero delle ore di insegnamento di sostegno, comportano automaticamente l’impossibilità di avvalersi, in deroga al rapporto tra studenti e docenti stabilito dalla normativa statale, di insegnanti specializzati che assicurino al disabile grave il miglioramento della sua situazione nell’ambito sociale e scolastico“. Nell’estate però il mancato riconoscimento di ore, a volte anche totale, ha continuato ad imperversare. E come accade da diversi anni a questa parte, le famiglie, quasi sempre sostenute dalle associazioni pro-disabili, in diversi casi hanno fatto ricorso. Così in autunno sono tornate le sentenze favorevoli. Peccato che la scuola sia iniziata da due mesi. E che nessun Tribunale potrà ridare al disabile le tante lezioni cui ha assistito senza l’adeguato supporto.