Arriva il via libera definitivo in Consiglio dei Ministri alla revisione dei due regolamenti di riordino dell’istruzione tecnica e professionale.
Si tratta dei regolamenti già approvati nel 2010. L’intervento è stato necessario a seguito di una pronuncia del Tar del Lazio dell’8 aprile del 2013, con cui il Tribunale amministrativo ha annullato parte dei i regolamenti n. 87 del 2010 (sull’istruzione professionale) e n. 88 del 2010 (sull’istruzione tecnica) perché incompleti: mancavano le motivazioni a sostegno della revisione (ovvero la riduzione) del quadro orario dei percorsi di studio.
Il Tar, nell’occasione, accogliendo il ricorso del sindacato Snals-Confsal, aveva ritenuto illegittimo il taglio di una parte delle ore settimanali di laboratorio – a seguito dell’applicazione della Legge 133/08 dell’ultimo governo Berlusconi, con l’on. Maria Stella Gelmini a capo del Miur – negli istituti professionali e tecnici e ordinato il ripristino degli orari precedenti ai decreti 87 e 88 del 2010.
Con una seconda sentenza del 2015, la n. 6438, il Tar Lazio aveva dato nuovamente ragione allo Snals-Confsal sulla stessa questione ordinando al Miur di dare esecuzione alla sentenza del 2013 lasciata nel “dimenticatoio”. Per questo, il Tar aveva disposto il commissariamento dello stesso Ministero, che si era mostrato incurante, e la nomina di un commissario nella figura del Prefetto di Roma.
Il commissario, però, nelle more della rinnovazione dei regolamenti, non ha ripristinato i vecchi quadri orari. Da qui il terzo ricorso del sindacato, con una terza risposta del Tribunale regionale, datata marzo 2016, orientata sempre al ripristino degli orari antecedenti.
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Ora, però, modificando i regolamenti, il ministero dovrebbe avere risolto il problema alla “radice”, evitando di dover rimettere mano agli orari settimanali e ad incrementare il numero di ore dei docenti, evitando anche di aumentare il numero di cattedre dei docenti di laboratorio. E di fatto avvalorando una delle manovre più discusse e contrariate delle riforma Gelmini, assieme al dimensionamento: quella della riduzione del tempo scuola anche alle superiori.
“Con il via libera di oggi – spiega il Miur – si integrano le norme, rendendole più chiare e ottemperando a quanto richiesto dai giudici amministrativi”.
Nel frattempo, il Ministero sta predisponendo il nuovo regolamento per l’istruzione professionale previsto dal decreto legislativo 61 del 2017, uno degli otto decreti attuativi della legge 107 del 2015, la Buona Scuola.
“Il provvedimento – concludono da Viale Trastevere – darà una più chiara identità agli istituti professionali, innovando e rendendo più flessibile la loro offerta formativa, superando l’attuale sovrapposizione con l’istruzione tecnica e mettendo ordine in un ambito frammentato tra competenze statali e regionali.
Tale provvedimento permetterà, tra le altre cose, di attuare con maggiore flessibilità le cosiddette “passerelle” tra un ciclo di studi e l’altro (statale verso regionale e viceversa), oltre che la possibilità di terminare gli studi professionali statali con quattro anni di studi anziché gli attuali cinque.
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