Il ministero dell'Istruzione, in Viale Trastevere a Roma
Sulla “filosofia” del DEF approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 aprile stanno arrivando le prime prese di posizione sindacali.
Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, non ha dubbi: “È inaccettabile che, dopo anni di tagli, sulle risorse destinate alla scuola si abbatta ancora la scure della politica. Il decremento demografico è innegabile, ma perseverare nel relegare l’istruzione al ruolo di cenerentola della spesa pubblica dimostra una grave miopia che il nostro Paese sconterà pesantemente in futuro”.
Si chiede Di Meglio: “L’Italia vuole ghettizzare oppure integrare e, dunque, investire sulla scuola, che rappresenta la prima frontiera dell’integrazione culturale e sociale delle migliaia di alunni stranieri? Se si rinuncia a questa missione, avremo un Paese con periferie ridotte a ghetti e costretto ad aumentare la spesa per l’ordine pubblico e per le carceri”.
“Un Paese che non coltiva l’istruzione delle future generazioni – conclude il coordinatore nazionale – è un Paese destinato a una lenta agonia e alla decadenza”.
Per il momento non si segnalano ancora altre prese di posizione, forse anche perché, in questo momento, l’attenzione delle organizzazioni sindacali è tutta focalizzata sul voto per il rinnovo della rappresentanze sindacali di istituto, ma non c’è dubbio che – nei prossimi giorni – il dibattito divamperà.
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