L’anno scolastico è alle porte e per la maggior parte degli alunni il ritorno sui banchi comporta quasi sempre la permanenza a scuola a tempo pieno e la fruizione dei pasti: in questi giorni la Coldiretti, che ha il compito di verificare la provenienza degli alimenti destinate alle scuole, ha fatto sapere che rimarranno in vita i progetti che negli ultimi anni hanno permesso a moltissimi alunni di usufruire di prodotti naturali. Ad iniziare da quelli lombardi, dove a partire dal 12 settembre, fino al prossimo mese di giugno, verranno distribuiti a 750 istituti complessivi – tra asili nido, scuole dell’infanzia e primarie – diversi tipi di verdure (una delle poche coltivazione che resiste alle temperature invernali tipiche dell’inverno del Nord Italia) coltivate nei campi e dunque a “chilometro zero”: in tutto si realizzeranno ben 12.000 chili, che riforniranno la non certo residuale cifra di 95.000 pasti al giorno.
Si tratta di un ampio ventaglio di verdure – dalla lattuga al radicchio rosso, dalla scarola alla valeriana, fino al ‘pan di zucchero, al cavolo cappuccio e ai porri – che verranno fornite da Agricolturamica, la cooperativa creata dalle aziende agricole per la fornitura diretta dei prodotti a tutte le realtà della ristorazione.
Ora resta solo da capire se l’incremento di verdure sui piatti scolastici verrà bene accettato dagli studenti. Difficilmente, viste le abitudini alimentari poco orientate agli alimenti naturali di almeno un terzo dei nostri studenti, ci sarà un consenso totale. Guardando però anche all’estero, ad iniziare dagli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha di recente firmato un legge attraverso cui lo Stato ha di fatto dichiarato guerra ai ‘junk food’ (vero tallone d’Achille degli americani, spesso in condizioni di sovrappeso se non di obesità) per dare finalmente il là a distributori di frutta, verdura e cereali integrali, non sembrano esserci dubbi: la scelta di far mangiare ai bimbi lombardi una quantità industriale di verdure non può essere che bene accolta.