Tariffe più elevate ma in diminuzione al Nord, tariffe più basse ma in aumento al Sud e sostanzialmente stabili al Centro. Si va dai 60 euro mensili della Sardegna ai 104 dell’Emilia Romagna, ma anche dai 32 euro di Barletta, ai 128 di Livorno.
A dare queste cifre è Cittadianzattiva nel suo dossier, ripreso dal So0le 24 Ore, che ha riguardato 78 scuole di 12 regioni (Valle D Aosta, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna), intervistando bambini, docenti, genitori e rappresentanti della Commissione mensa.
L’aumento più rilevante (oltre il 24 per cento) in Umbria e sopra al 20 per cento in Calabria.
Poco soddisfacenti i locali mensa dal punto di vista di manutenzione e sicurezza, con distacchi di intonaco (14 per cento) e l’assenza di porte antipanico (35 per cento).
Una scuola su dieci non ha un vero e proprio spazio mensa e i pasti vengono serviti in corridoi o aule più spaziose. Ai bambini piace mangiare in mensa, soprattutto (93 per cento) perché possono stare insieme ai compagni.
Ciò che non piace ai bimbi
La cosa invece che li infastidisce di più è il rumore (56 per cento), insieme alla fretta con cui bisogna mangiare (1 bambino su 3), la monotonia del cibo (2 bambini su 3), la scarsità delle porzioni (1 su 2) e i modi bruschi del personale addetto.
Il cibo viene però giudicato di buona qualità, anche se poco bio, per bambini che mostrano di essere sempre più carnivori.
Preferiti dolci e gelato (80 per cento), pizza (78 per cento). Meno graditi invece verdure cotte (70 per cento), minestre di verdure (60 per cento), pesce e verdure crude (54 per cento).
Per il 77 per cento dei genitori il menù è vario e per il 64 per cento rispetta la stagionalità dei prodotti. Rispetto alle quantità, il 73 per cento ritiene che le porzioni siano equilibrate e il 72 per cento che i propri figli mangino volentieri a mensa.