L’Osservatorio Cirfood District ha svolto, con la collaborazione dell’agenzia internazionale IPSOS, un’indagine sulle mense scolastiche italiane, dal titolo Aspettative delle Famiglie Post-Covid e la Desiderabilità/Essenzialità del Servizio.
Si tratta di una fotografia a 360 gradi di uno dei servizi di ristorazione più importanti e numericamente consistenti a livello nazionale. I dati, come vedremo, tracciano una generale immagine della mensa scolastica alla luce dei circa due anni di alternanza tra sospensione e fruizione delle bambine e dei bambini italiani al servizio. L’indagine ha analizzato le abitudini alimentari delle famiglie italiane a casa, l’impatto del lockdown sull’alimentazione dei più piccoli e le aspettative e i bisogni dei genitori, rispetto alla ripartenza del servizio di refezione per l’anno scolastico 2021/2022.
La ricerca è stata condotta attraverso 1080 interviste, rivolte a genitori di bambini tra i 6 e i 10 anni fruitori (71%) e non (29%) del servizio mensa scolastica. A partecipare all’indagine è stato un campione composto dal 42% di uomini e 58 % di donne, con titolo di studio prevalente costituito dal diploma di scuola secondaria, distribuiti in modo bilanciato in tutto il territorio nazionale. Ad essa si affianca anche l’indagine di Save the Children Italia, secondo cui 160mila bambine e bambini in Italia durante il lockdown sono rimasti senza l’unico pasto completo della giornata, proprio quello garantito dalla ristorazione scolastiche.
Tre genitori su quattro ritengono che durante il lockdown a causa della didattica a distanza, l’alimentazione dei figli a casa sia stata più irregolare, sbilanciata e priva di cibi nutrienti importanti come frutta, verdure e pesce. Molte famiglie considerano che in questo periodo quasi un bambino su tre è aumentato di peso. L’assenza del pasto a scuola ha contribuito anche in molti casi ad accentuare la difficoltà quotidiana di organizzare il pranzo, incidendo sulle attività professionali degli adulti, obbligati molto spesso a interrompere il lavoro per preparare il pranzo ai figli più piccoli, come dichiara il 40% e costringendo il 35% dei bambini a pranzare da soli.
Il dato emergente dall’analisiè quello per cui il 76% dei genitori vede positivamente l’idea della riapertura delle mense scolastiche. Secondo il 90% degli intervistati, infatti, il tempo trascorso in mensa con i compagni ha un alto valore aggregativo e sociale, in quanto la ristorazione viene associata a una serie di elementi positivi, oltre ad essere un momento di educazione alimentare. Quello della refezione inoltre è considerato un modello alimentare completo e di qualità, in termini di salubrità, educazione al consumo consapevole, di socialità e di crescita personale. Alta quindi la fiducia espressa, con bisogno di chiarimenti rispetto a come verrà gestito il servizio in questa nuova fase.
Laddove il servizio non è presente la refezione scolastica è richiesta dall’84% dei familiari.
Secondo gli intervistati, inoltre la ristorazione scolastica ha effetti positivi sulle imprese del territorio (88%), consente ai genitori di migliorare l’organizzazione familiare (74%) e favorisce l’occupazione femminile generando nuove opportunità lavorative (85%).
Non va dimenticato, come emerge dalla ricerca, che in Italia solotanto il 26% degli istituti ha una mensa, con notevoli differenze tra Nord e Sud, per cui si registra una frequenza al servizio di appena il 10% in Sicilia, con punte sopra l’80% in Valle d’Aosta, Toscana e Liguria.
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