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Mense scolastiche, l’indagine di Cittadinanzattiva: 82 euro il costo medio mensile, le differenze regione per regione

Cittadinanzaattiva ha svolto la sua sesta indagine sulle mense scolastiche, prendendo in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia, sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. Manca solo il Trentino Alto Adige, che non è presente nell’indagine, poiché le due province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee non comparabili con le altre regioni. L’indagine ha considerato che la famiglia di riferimento è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di euro 44.200, con corrispondente Isee di euro 19.900. Nel calcolo si è inoltre ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi, escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.  

I risultati

Quanto emerge disegna un’Italia con grandi differenze: è la Basilicata la regione più cara, mentre la Sardegna la più economica. Fra le città, meglio Barletta, peggio Torino, Livorno e Trapani. Oltre 900 gli interventi previsti dal Pnrr fra mense nuove e ristrutturate o ampliate

In media è di 82 euro la cifra media che una famiglia spende, nell’anno scolastico in corso, per la mensa di un figlio/una figlia iscritto/a alla scuola primaria o dell’infanzia, cioè circa 4 euro a pasto. Tariffe sostanzialmente invariate nelle regioni Lazio, Marche, Umbria e Valle d’Aosta.

A livello di singoli capoluoghi di provincia sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria), mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,40 euro in entrambe le tipologie di scuola.

Il carico per le famiglie

Se, come emerge dall’indagine Istat del 2019 sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie, in Italia circa una famiglia su dieci non può permettersi di mangiare carne o pesce ogni due giorni, percentuale che sale a circa il 13% dei nuclei monogenitoriali e al 17-18% delle famiglie del sud e delle isole; e se, come racconta l’ultimo rapporto “Cosi” (Childhood Obesity Surveillance Initiative) dell’Ufficio Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha monitorato 411.000 bambini tra i 7 e i 9 anni in 33 Paesi, l’Italia si colloca al quarto posto per sovrappeso e obesità infantile con tassi appena al di sotto del 40%, il servizio di ristorazione scolastica, dice Adriana Bizzari, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzaattiva, deve essere riconosciuto al più presto come servizio pubblico universale.

Il Pnrr

L’indagine prende anche in considerazione il Pnrr: dei 908 gli interventi previsti, il 58% saranno mense nuove; attualmente gli edifici scolastici statali con la mensa sono un terzo del totale: 13.533 sulle 40.160 scuole. Il Pnrr ha stanziato 400 milioni di euro per la costruzione di 1.000 mense: trai 908 interventi approvati, poco più della metà, ossia 526 pari al 58%, prevede la costruzione di nuove mense, di cui 230 (48% delle nuove mense) al Sud.

Le proposte

Cittadinanzattiva avanza anche alcune proposte:

  • il servizio di ristorazione scolastica dovrebbe essere considerato non più a domanda individuale, facoltativo ed extrascolastico, ma rientrare nei livelli essenziali delle prestazioni, ai sensi dell’art.117 della Costituzione;
  • è indispensabile ampliare le fasce di reddito per le quali è previsto l’accesso gratuito e uniformare le tariffe minime e massime, almeno per aree territoriali del Paese (Nord, Centro e Sud;
  • estendere il pasto a scuola ad un numero sempre maggiore di bambini, soprattutto nelle aree del Sud, in quelle interne e ultra periferiche del Paese per favorire la permanenza a scuola, consentire un ampliamento dell’offerta formativa, contrastare la dispersione scolastica;
  • favorire in tutte le scuole l’istituzione della Commissione Mensa, con la presenza al suo interno di almeno un genitore di bambini che utilizzano le diete speciali.

L’associazione auspica anche che le Linee guida per la ristorazione scolastica del Ministero della Salute siano aggiornate con una frequenza periodica (es. 3-5 anni); tra le richieste c’è anche quella di garantire qualità, sicurezza, sostenibilità dei menù, di chiudere le porte al cibo spazzatura, c’è anche una richiesta di educazione e formazione per tutti.

Carmelina Maurizio

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