È stata resa nota in questi giorni la VII Indagine sulle mense scolastiche di Cittadinanza Attiva, un’organizzazione fondata nel 1978, che ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria, che contempla anche l’esame dei fondi messi a disposizione con il PNRR nei vari territori.
La famiglia di riferimento per l’indagine è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di € 44.200, con ISEE di € 19.900; si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi.
È di circa 85 euro il costo medio al mese per le famiglie, in crescita di oltre il 3% rispetto allo scorso anno. La Basilicata è la regione più cara (109 euro mensili), la Sardegna (61 nell’infanzia e 65 per la primaria) la più economica.
L’incremento rispetto alla precedente indagine, anno scolastico 2022/23, è stato di oltre il 3%, con notevoli variazioni a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%.
A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€).
Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.
Secondo l’Anagrafe nazionale, solo un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. Nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica, al Centro è il 41% e al Nord il 43%. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10
Su 1052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati dal PNRR, il Sud riceve, secondo le ultime graduatorie quelle di giugno 2023, la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario.
Sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa.
A partire dal 2017 il Ministero dell’Agricoltura ha istituito un fondo destinato a ridurre i costi del servizio di mensa scolastica biologica e a realizzare iniziative di informazione e promozione nelle scuole e di accompagnamento al servizio di refezione.
Dai 4 milioni erogati alle Regioni/Province autonome nel 2017, si è passati nel 2018 e 2019 a ben 10 mln, per poi scendere nel 2020/2023 a 5mln per ogni anno.
Se si tiene conto che, a fronte del calo delle risorse, è aumentato il numero di pasti erogati, questo vuol dire che la percentuale di contributo per pasto è sensibilmente diminuita, passando da €0,16 del 2022 a €0,13 nel 2023, rendendo di fatto non più sostenibile il pasto biologico.
Cittadinanza Attiva al termine dell’indagine fa alcune proposte, per il miglioramento della qualità delle mense scolastiche, affinché siano riconosciute come servizio pubblico essenziale, impedendoqualsiasi forma di esclusione dai bambini le cui famiglie siano in condizioni di povertà. Chiede inoltre la predisposizione di un piano quinquennale per costruire nuove mense, favorire la diffusione delle Commissioni Mensa, con la presenza al loro interno di almeno un genitore di bambini che utilizzano le diete speciali; rendere gli studenti protagonisti dell’educazione alimentare e dei corretti stili di vita, eliminare dai distributori automatici delle scuole il cibo spazzatura, ed inserire solo prodotti freschi e naturali, possibilmente locali.
Per saperne di più https://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/16435-mense-scolastiche-presentate-la-nostra-vii-indagine-su-costo-per-le-famiglie-e-interventi-previsti-dal-pnrr.html
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