Attualità

Mentre i docenti italiani usano le videoconferenze, il CSPI non ci riesce e usa solamente la mail

Mentre in tutte le scuole d’Italia centinaia di migliaia di insegnanti, dirigenti scolastici e personale amministrativo si sono organizzati per poter lavorare da casa in qualche modo, sia per “incontrarsi” virtualmente sia per mantenere i contatti con gli alunni e le famiglie, il Consiglio Superiore dell’Istruzione (36 membri in tutto) è in difficoltà per esprimere un parere sui bandi di concorso, tanto che – nel decreto legge di prossima emanazione – il Governo pensa di inserire una norma che consenta al Ministro di emanare gli atti sottoposti all’esame del CSPI anche senza il parere del massimo organo collegiale della scuola.

La vicenda del parere del CSPI inizia a fine febbraio quando la Ministra Azzolina inviò al Consiglio gli atti da esaminare.
Il CSPI venne convocato in presenza il 4 marzo, ma la riunione non ebbe luogo per mancanza del numero legale (era infatti proprio il momento in cui stavano iniziando le restrizioni sulla mobilità delle persone).
Nei giorni scorsi l’ufficio di presidenza ha però predisposto un parere e lo ha inviato con posta elettronica a tutti i componenti dell’organo chiedendo a tutti di esprimere il proprio parere. La risposta positiva è stata pressoché generale.
Ma c’è stato anche chi non ha accettato questa modalità un po’ inconsueta di esprimere il parere.
Come, per esempio, Lamberto Montanari, membro del CSPI eletto nelle liste dell’ANP, che ha scritto al presidente protestando senza mezzi termini: “Trovo sorprendente che da parte del CSPI non ci sia stato alcun tentativo di collegarsi in videoconferenza organizzando un’assemblea plenaria, certamente possibile anche in questa forma, che avrebbe consentito il necessario confronto dei consiglieri sul provvedimento in questione”.

“Dunque – prosegue Montanari – un organo collegiale nazionale quale il CSPI che rivendica la propria rilevanza istituzionale non riesce forse ad utilizzare e ad attivare quello che ora è nel presente, e che potrebbe restare nel futuro prossimo, l’unica possibilità di connessione consentita tra le persone?”

“Intendo infine fare notare – conclude Montanari – quanto sia contraddittorio rivendicare da un lato la rilevanza dei pareri che debbano essere comunque richiesti al CSPI sui diversi provvedimenti, anche in emergenza, quando poi, dall’altro lato, lo stesso CSPI, invocando la stessa emergenza, ritiene si possa facilmente evitare di sottoporre al confronto e alla discussione, dei propri consiglieri in assemblea plenaria, come di regola, un parere formulato dalla commissione”.

Peraltro va anche considerato un altro aspetto: le organizzazioni sindacali, che del CSPI sono una componente importante, sollevano più di un dubbio sulla legittimità delle riunioni in videoconferenza degli organi collegiali della scuola; ciononostante considerano legittimo, o comunque, non illegittimo che i pareri del massimo organo collegiale della scuola italiana vengano formulati non con una videoconferenza ma con un semplice “giro” di mail.
A questo punto servirebbe un chiarimento del Ministero sulla possibilità di usare videoconferenze o altri strumenti di comunicazione a distanza per consentire alle scuole di assumere decisioni collegiali.

 

Reginaldo Palermo

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