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Mentre il Governo pensa ad aprire le scuole fino alle 22, le Province le chiudono

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Comincia a mostrare le prime crepe il piano del Governo di raddoppiare l’orario di servizio degli insegnanti, finalizzato a cancellare mezzo milione di supplenti inseriti nelle graduatorie d’Istituto e a tenere aperte le scuole fino alle ore 22: nelle stesse ore in cui il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi ha reso pubblica, attraverso la carta stampata, l’improvvida proposta, dalle province giunge la notizia che da settembre la scarsità di finanziamenti per luce e riscaldamenti costringerà a tenere aperti gli istituti superiori solo per il tempo strettamente necessario allo svolgimento delle attività didattiche.

Proprio oggi la Provincia di Genova, attraverso una nota del Commissario inviata ai dirigenti scolastici interessati, ha comunicato la volontà di procedere alla “chiusura al sabato degli istituti superiori gestiti dalla Provincia di Genova e orario curricolare esteso su cinque giorni settimanali, a decorrere dal prossimo anno scolastico 2014-2015” a causa del “perdurare della crisi finanziaria determinata dai pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti locali e aggravata dai provvedimenti governativi”. Delle stesso tenore è la posizione presa nei giorni scorsi dagli amministratori di Biella, dove la Provincia, anche questa commissariata, “non ha più un soldo: neanche per i servizi essenziali come il riscaldamento delle scuole e la manutenzione delle strade”.

Gli addetti ai lavori, attraverso la stampa specializzata, hanno immediatamente compreso l’impossibilità di attuare il progetto di apertura no-stop, sino a tarda sera, degli istituti scolastici. Dopo aver spiegato l’infondatezza della notizia sulla possibilità di assegnare ai docenti, grazie agli aumenti contrattuali, stipendi da 3mila euro al mese, “La Tecnica della Scuola” si sofferma su “un’altra ‘bufala’: quella relativa alle scuole aperte fino alle 22, perché in questo caso bisognerebbe sapere cosa ne pensano gli enti locali che già adesso hanno serie difficoltà a pagare luce e riscaldamento per 6-8 ore al giorno, figuriamoci se dovessero garantire l’apertura fino alle 22”.

“Il piano del Governo sul rinnovo contrattuale deve ancora costituirsi in modo definitivo – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma già subisce i primi inevitabili contraccolpi. La mancanza di fondi per la manutenzione degli istituti, da parte degli Enti Locali, è un dato che si trascina da anni: anche il nostro sindacato lo denunciato più volte, arrivando a chiedere la settimana corta proprio per rendere meno dispendiose le bollette a carico di Comuni e Province”.

“L’Esecutivo farebbe bene a tenerne conto, modificando un decreto legislativo su cui, tra l’altro, proprio in queste ore gli stessi insegnanti della scuola stanno esprimendo tutta la loro contrarietà per un rinnovo di contratto che a queste condizioni risulta improponibile. Invece di impegnarsi su progetti teorici irrealizzabili, il Governo farebbe bene a rilanciare l’istruzione pubblica, rigenerandola con risorse adeguate attraverso la prossima Legge di Stabilità. Servono fondi urgenti per la manutenzione ordinaria delle scuole e per il Fondo d’Istituto, ridotto ad un terzo rispetto a quello del 2011. Oltre che – conclude Pacifico – per gli stipendi di chi vi opera, fermi ormai a cinque anni fa”.