Attualità

Menzogne sul clima: insegnare a smascherarle mediante il vaglio critico delle fonti

Come render gli studenti capaci di smascherare le bufale sul clima?

L’estate più calda di sempre è ancora qui. Cominciata a metà maggio, terminerà forse a fine ottobre. Come nel 2003: quando però l’estate — benché terribile — fu più “fresca”. E l’estate 2022 sarà tra le più “fresche” del prossimo mezzo secolo.

Attendendo l’autunno, tremiamo per il moltiplicarsi di fenomeni meteorologici estremi: tornado, piogge di massi ghiacciati che sfondano finestre e automobili, inondazioni lampo. Ogni giorno giochiamo alla roulette russa: sono migliaia le vittime di questi eventi.

Eco e “l’invasione degli imbecilli”

Eppure il negazionismo climatico non demorde. Sul web — “patria” dei nostri studenti — spopolano le bufale messe in giro da chi nega le cause antropogeniche del surriscaldamento climatico o il surriscaldamento stesso. Balle originate dalla malafede e alimentate dall’ignoranza. Anche perché, com’ebbe a dire Umberto Eco nel 2015, «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Dietro gli imbecilli, gli interessi di chi dall’imbecillità trae vantaggio.

Grosse sparate, grosso successo

Ecco perché spesso il docente, che spieghi in classe la crisi climatica, si trova di fronte lo scetticismo di qualche alunno (alimentato magari dalla sicumera di qualche genitore, convinto — come purtroppo è oggi di moda — di saperne più del “prof”). Se ancora pochi comprendono il pericolo incombente, lo dobbiamo anche a chi semina dubbi. Dal cielo, oltre a grandine grossa, piovono grosse bufale, a confondere le idee di disinformati e autoillusi.

Come la balla secondo cui nel settembre 218 a. C. faceva più caldo di oggi, e che solo per questo Annibale sarebbe riuscito a passare le Alpi con gli elefanti: fola più volte autorevolmente smentita, e che purtuttavia va per la maggiore. Eguale il successo delle frottole circa la “Groenlandia senza ghiacci” al tempo dei vichinghi, o le fantasticherie sul caldo africano nell’antichità o nel medioevo: bugie smentite da tutti gli studi climatologici degli ultimi 70 anni.

Dietro le bufale, miliardi investiti in disinformazione

Compito primo di chi insegna è insegnare a distinguere la verità dalle menzogne. Per farlo è necessaria cultura: quella che si acquisisce negli anni, con le letture, col metodo, col rigore della logica. Con la Scuola, insomma.

La Scuola deve insegnare a discernere i fatti dalle opinioni, soprattutto dalle opinioni interessate. Uno studio dell’organizzazione InfluenceMapthink tank indipendente che produce analisi, partendo dai dati, su come imprese e finanza stanno influenzando la crisi climatica») rivela che «nei tre anni successivi all’accordo di Parigi (2016-2019 [n.d.r.]), le cinque più grandi major di petrolio e gas quotate in borsa (ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Chevron, BP e Total) hanno investito oltre un miliardo di dollari di fondi per gli azionisti nel branding e nella lobbying ingannevoli relativi al clima. Questi sforzi sono in modo schiacciante in conflitto con gli obiettivi di questo storico accordo globale sul clima, e sono progettati per mantenere la licenza sociale e legale per gestire ed espandere le operazioni sui combustibili fossili». Esiste, insomma, un chiaro interesse delle multinazionali energetiche impedire la presa di coscienza globale sulle responsabilità della crisi climatica. Interesse analogo a quello che spinse le multinazionali del tabacco a negare il nesso (ormai acclarato) tra fumo e cancro polmonare, a inventarsi inesistenti attriti tra scienziati, a mentire sapendo di mentire. Quelle multinazionali (e le loro fantasticherie) vennero sconfitte infine solo da politica e magistratura.

La strategia del negazionista climatico

Il negazionista di oggi mira a convincere che il surriscaldamento non esista. Quando non riesce a dimostrarlo, nega che sia stato causato dall’uomo. Poiché anche questo risulta falso, nega il consenso degli scienziati. Di fronte alla concordia unanime dei climatologi, arriva a sostenere (come Putin e Trump) che il riscaldamento non è un problema. Al fallimento di questa ennesima fesseria, il negazionista sostiene che comunque è un problema irrisolvibile. La sua ultima carta, la più cinica e delittuosa, è gridare che «tanto ormai è troppo tardi».

L’umanità non può permettersi di sprecare altro tempo ascoltando simili sirene: ne va della sua stessa esistenza.

Scuola, cultura, metodo di analisi, pensiero critico: le armi dei docenti

Insegniamo ai ragazzi a non lasciarsi abbindolare da notizie rassicuranti, se queste contrastano coi dati della scienza (e della storia); a non muoversi entro l’ambito tranquillizzante di convinzioni acquisite; a non fidarsi delle notizie che il dio algoritmo fa pervenire loro sui social a partire dalle preferenze precedentemente espresse in rete; a non prendere per prove scientifiche gli aneddoti che circolano sul web; a imparare il metodo scientifico più che le formule, il metodo storiografico più che l’enumerazione dei fatti; a distinguere gli studi dei climatologi (sottoposti al vaglio severissimo della comunità scientifica) dalle opinioni negazioniste di personalità che si occupano di tutt’altro.

La Scuola è base di ogni progresso, e i docenti hanno il potere di migliorare la situazione. Anche se gli stipendi e la considerazione sociale cui sono condannati in Italia tendono a convincerli del contrario.

Alvaro Belardinelli

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