Il Partito democratico continua a prendere di mira l’espressione “merito” che il Governo Meloni ha voluto introdurre nel nuovo ministero dell’Istruzione. Il dissenso è presente in tutti i commenti dei vari esponenti dem alla decisione dell’Esecutivo.
“Il merito è una parola molto bella, importante: io non sono contro il merito. Ma bisogna stare attenti che non diventi una legittimazione ideologica delle diseguaglianze, come ha detto anche Papa Francesco”, ha dichiarato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, a conclusione del suo intervento alla giornata dedicata dalla giunta capitolina alla “Scuole aperta, città educante”.
Parlando dell’importanza della formazione dei giovani, il primo cittadino di Roma ha aggiunto che “noi questa sfida non la affidiamo al mercato, ma la affrontiamo nella scuola, dove si parte con una situazione diseguale ma, con investimenti adeguati e visione, possiamo vincerla”, ha concluso Gualtieri.
In apertura dell’evento, svolto presso il teatro India della capitale, Claudia Pratelli, assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro, aveva detto dal palco che “la scuola deve assistere e fare crescere quelli che hanno voti bassi e stanno sotto alle classifiche”.
Citando don Milani, la democratica ha ricordato la teoria del “tranello insito nella retorica del merito”, sostenendo quindi che “non si possono fare parti uguali fra diseguali, soprattutto a scuola che ha invece il compito di recuperare gli svantaggi e favorire la mobilità sociale”.
Forti critiche alla decisione della Destra di associare il “merito” all’Istruzione, sono giunte anche dalla deputata Pd Irene Manzi, che ha voluto rimarcare pure un altro aspetto del discorso al Parlamento della premier Giorgia Meloni.
“Il nostro Paese – ha scritto in un post su Facebook – attraversa una pericolosa fase di declino culturale. La parte della cittadinanza che non legge, non visita musei, non va a teatro, non ascolta musica è sempre più rilevante. La cultura rischia di essere un ambiente per pochi che l’hanno respirata in famiglia. Una parete di vetro che aumenta, invece che ridurre le disuguaglianze”.
“C’è un enorme lavoro da fare, in alleanza – ha continuato Manzi – con i tanti capaci creatori di cultura del Paese. E partendo dal nostro straordinario Patrimonio Culturale che va fruito e deve diventare patrimonio di tutti. Chi vanta umili origini e un percorso di emancipazione e mobilità sociale dovrebbe avere più a cuore la funzione della cultura e la necessità di investimenti ingenti in questa direzione. Per questo stiamo lavorando ad un nostro pacchetto di proposte che presenteremo a breve”, ha concluso la deputata.
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