“Studieremo la possibilità che i dirigenti pubblici vengano valutati per i meriti anche dal personale e dai colleghi”, ha proseguito nel cinguettio il presidente del Consiglio.
“Intanto da Chigi – ha poi aggiunto Renzi – abbiamo iniziato a innovare. Una parte della retribuzione sarà legata alle performance del Paese”.
Si prevedono inoltre, pare di capire l’introduzione del ruolo unico e un ridisegno del sistema dei concorsi e dei corsi-concorsi.
Ma cuore della riforma, scrive Il Sole 24 Ore, dovrebbe essere anche quello della razionalizzazione dell’attuale sistema delle scuole di formazione. A tutt’oggi sono ancora cinque: la Scuola superiore di economia e finanze, la Scuola superiore della pubblica amministrazione, quella dell’amministrazione locale, quella dell’Interno e l’istituto diplomatico Mario Toscano.
Ma è sul pubblico impiego dove si attesta tutta l’attenzione, scrive Il Sole.
Il ministro Madia ha parlato nelle scorse settimane di “staffetta generazionale” in riferimento a un possibile superamento dell’attuale blocco del turn over associato anche in questo caso a nuovi modelli di mobilità e, nella fase transitoria, a una nuova gestione degli esuberi che la spending review farà emergere. Si parte sempre dal numero indicato dal commissario straordinario, Carlo Cottarelli: 85mila dipendenti.
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