Per motivare un bravo lavoratore occorrono incentivi: in Italia gli insegnanti subiscono il trattamento opposto, perché il loro stipendio è fermo e negli anni perde valore.
Lo ha ricordato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, parlando l’11 luglio a Radio Cusano, nel corso della trasmissione “L’Angolo del direttore”.
Giuliani ha preso spunto dai dati Ocse che trail 2005 e il 2014 hanno visto gli stipendi dei nostri docenti addirittura indietreggiare, mentre in altri Paesi si sono registrati anche 10-13 punti di incremento: “da noi è stata ribaltata la logica, perché lo stipendio bloccato, in questo momento dal 2009, rappresenta a lungo andare un disincentivo a fare bene, che si può riflettere negativamente anche sul piano dell’impegno in aula e quindi dell’offerta formativa”.
Non può essere, di certo, il bonus merito annuale, pari a qualche centinaia di euro l’anno a cambiare lo stato delle cose: “gli insegnanti bravi meritano incentivi permanenti – ha continuato Giuliani – direttamente in busta paga, come avviene all’estero, dove gli stipendi sono infatti più alti dei nostri” di almeno il 30-40%.
Per docente bravo, ha sottolineato il direttore, non si intende però colui che si prodiga in attività extra didattiche, ma principalmente chi organizza e mette in atto delle lezioni particolarmente efficaci e pregne di significati. Si parla da anni di tornare a valorizzare il lavoro in aula, ma di concreto, anche nell’ultima riforma, non abbiamo avuto nulla.
Durante la puntata si è anche parlato di pensioni (“è assurdo che si chieda di portare la minima sociale a mille euro e poi pure l’assegno degli attuali giovani, destinati a lavorare per 40-45 anni, tende a quella cifra”) e di posti che per i vincitori di concorso sono spariti (“non è solo un problema di calcolo del Miur, ma anche l’assegnazione di quei posti ai tanti insegnanti che chiedevano trasferimento lo scorso anno e quindi di mancato accantonamento”).
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