La questione del merito a scuola è più che mai scottante, soprattutto adesso, a pochi giorni dal tanto chiacchierato cambio di denominazione del dicastero di Viale Trastevere, diventato Ministero dell’Istruzione e del Merito. Questo tema è stato trattato anche all’evento “Roma scuola aperta. La città educante”, tenutosi oggi, 27 ottobre nella Capitale, presso il Teatro India.
All’incontro promosso dall’Assessorato alla Scuola, formazione e lavoro di Roma Capitale, ha preso parte Claudia Pratelli, Assessora alla Scuola, formazione e lavoro, con un intervento intitolato “Roma scuola aperta”. L’assessora ha pensato bene di legare il concetto di scuola aperta ad alcune riflessioni dell’educatore Don Milani e di altri studiosi.
“La scuola deve assistere e fare crescere quelli che hanno voti bassi, quelli che vanno peggio a scuola, quelli che stanno sotto alle classifiche. Questo è il preciso compito della scuola, come ci insegnava Don Milani, che in una lettera ad una professoressa spiega il tranello insito nella retorica del merito: ‘non si possono fare parti uguali fra diseguali, soprattutto a scuola che ha lo specifico compito di recuperare gli svantaggi'”, ha esordito la Pratelli.
“Significa recuperare quella che l’antropologo Appadurai chiama la capacità di aspirare, di immaginarsi in una situazione diversa in quella in cui si è. Questa è una condizione imprescindibile per la mobilità sociale, per fare il proprio percorso, cercando di essere felici”.
“Questa è una ambizione non semplice in un tempo cupo come il nostro, rispetto alle aspirazioni e alla direzione del mondo. Il filosofo Miguel Benasayag parlava di un’epoca delle passioni tristi, uno spirito dei tempi che incide sulla vita di tutti noi, sui ragazzi e sulle ragazze e ovviamente sulla scuola”.
“Ma nonostante il tempo cupo, il mondo della scuola e dell’educazione rappresenta da sempre, soprattutto oggi, uno spazio di possibilità, di bellezza e relazioni. La scuola può tutto, diceva Simonetta Salacone, e noi ci crediamo molto. Per la forza delle relazioni che proprio a scuola si intrecciano. Come dice un proverbio africano: ‘il senso del villaggio è che la famiglia non è un nucleo isolato, che se la deve cavare da solo, ma ha bisogno di uno spazio pubblico, della comunità’. La comunità educante è la forza più potente e più motivata del villaggio”, ha concluso l’assessora.
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