Tutta la polemica del merito sì/merito no nelle scuole permette – e richiede – di andare a monte della questione. Sì, perché questa sorta di allergia al merito si rileva anche in altri ambiti della vita, esempio lampante il mondo del lavoro.
Se mai qualcuno osa proporre misure per riconoscere economicamente il valore di chi in tale ambito si distingue, ecco che insorgono subito sindacati, intellettuali, opinionisti a stroncare l’idea.
Credo che purtroppo sia ancora molto radicata la mentalità del “siamo tutti bravi, siamo tutti meritevoli”, tipica dei popoli latino-mediterranei. In altre parti del mondo invece – tipo Giappone o anche Nordeuropa – vige invece tutt’altra cultura: chi è veramente bravo va riconosciuto e viene riconosciuto e nessuno si sogna di contestare il riconoscimento; al contrario esso funge da stimolo e da sprone per tutti, onde fare sempre meglio e, chissà, magari ottenere questo riconoscimento.
Alle nostre latitudini però questa filosofia non attecchisce, complice secondo me anche il clima (Montesqieu insegna).
Un vero peccato, perché così si ottiene appiattimento e stagnazione.
Daniele Orla
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