Nonostante la legge italiana vieti che siano effettuate messe e preghiere religiose in orario scolastico, nella maggior parte delle scuole non è così. Basti pensare all’istituto superiore Alberghetti di Imola, dove la preside ha autorizzato gli alunni ad arrivare più tardi il prossimo sabato 8 ottobre in occasione della celebrazione di inizio anno presso la cattedrale di San Cassiano.
Diversamente invece ha agito la preside Chiara Varesi, nuovo dirigente scolastico della scuola Milani di Domodossola. Pur essendo lei stessa cattolica, ha deciso di sospendere l’abituale celebrazione della messa durante l’orario scolastico, consuetudine che invece era ormai radicata da anni nell’istituto.
“La legge è chiara” ha detto la preside “ dove è presente un alunno di un’altra religione, tutta la classe non avrebbe potuto partecipare alla messa. Meglio organizzarla in orario extrascolastico”.
La reazione della destra locale era prevedibile: si è subito parlato di razzismo inverso e persino di “dittatura di un’infima minoranza”.
In realtà nel nostro paese ci si dimentica fin troppo spesso che la scuola, essendo un’istituzione statale, dev’essere laica. Non solo per rispettare le varietà religiose che in essa possono essere presenti – e che possono, anzi forse persino devono, riuscire a convivere nel rispetto reciproco – ma anche per tutelare e salvaguardare l’apertura mentale dei più giovani.
È in questi ambienti infatti che bisogna insegnare la diversità religiosa senza favorire nessun culto nello specifico, lasciando i ragazzi liberi di farsi un’idea propria.
Al contempo è bene far sì che sin dalla scuola primaria i bambini si abituino a non considerare diverso un compagno appartenente ad una minoranza religiosa e quindi a non distinguere tra religioni giuste o sbagliate.
Abituare perciò gli studenti ad un’integrazione totale ma anche al fatto che esistono luoghi appropriati e consoni per esprimere quest’importante e intimo aspetto della propria persona. La scuola è e deve continuare ad essere il posto nel quale apprendere, crescere e formarsi, senza alcuna influenza da parte del retaggio religioso di appartenenza.
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