Una pattuglia dei carabinieri
L’altra docente vicina al boss Matteo Messina Denaro oltre Laura Bonafede, indagata dallo scorso gennaio, è stata arrestata. Come riporta Il Corriere della Sera, oltre a essere una delle amanti del padrino, la donna, sposata, quasi 50 anni, avrebbe avuto un ruolo determinante nel coprire la sua latitanza.
La donna, cinque giorni dopo l’arresto di Messina Denaro andò col suo avvocato in Procura per raccontare la sua storia, dicendo di aver visto in tv il superlatitante e di aver riconosciuto in lui l’uomo con cui aveva avuto una fugace relazione sentimentale. La docente ha detto che non sapeva chi fosse perché a lei si era presentato come Francesco Salsi, anestesista in pensione.
Ma in realtà i pizzini trovati nel covo del boss, le immagini delle diverse videocamere di sorveglianza analizzate dai carabinieri dopo la cattura del latitante e le parentele mafiose della donna – nipote di un capomafia della zona – per gli inquirenti raccontano una storia molto diversa. Per questo i magistrati ne hanno chiesto e ottenuto l’arresto. Dal ruolo di staffetta durante gli spostamenti del boss, a quello di postina, la professoressa sarebbe stata una delle figure chiave della rete di protezione del capomafia. Spesso, come scrive La Repubblica, Messina Denaro la andava a prendere a scuola.
I due si sarebbero conosciuti nel 2017 e non nel 2022 come ha detto lei, hanno avuto una relazione per nulla fugace e, come mostrano le immagini acquisite, si sono frequentati come una normale coppia. Il marito della donna, come riporta Ansa, è finito in prigione per il favoreggiamento di un altro mafioso.
La Procura di Palermo, lo scorso giugno, ha chiesto la condanna 15 anni di carcere per Laura Bonafede. La docente è accusata di associazione mafiosa. Secondo Ansa per la Procura di Palermo l’imputata sarebbe stata un pezzo fondamentale del meccanismo che per 30 anni ha protetto la latitanza di Messina Denaro. I due, insieme alla figlia della donna, ai domiciliari per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, avrebbero vissuto insieme e si sarebbero comunque sempre frequentati.
“Eravamo una famiglia”, scriveva il capomafia in un pizzino. Lei si occupava del sostentamento e della sicurezza del boss, gli faceva la spesa durante la pandemia nel timore che si ammalasse e non potesse uscire di casa, condivideva con lui linguaggi cifrati, segretissimi pizzini, affari e informazioni sulla cosca.
Il 13 aprile 2023 la maestra elementare, 56 anni, è stata arrestata. Il pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido le ha contestato i reati di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento, con l’aggravante di avere favorito l’organizzazione mafiosa.
Stessi reati che il sostituto procuratore Gianluca De Leo contesta alla figlia della donna, arrestata poi lo scorso dicembre. Secondo Ansa il boss, la ragazza e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza. Lo scorso novembre, poi, la condanna a undici anni.
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