
La docente Martina Gentile, figlia dell’insegnante Laura Bonafede, amante del boss Matteo Messina Denaro, arrestato nel gennaio 2023 e morto il settembre seguente, è stata condannata a quattro anni e otto mesi e un anno di libertà vigilata. Lo riporta Il Fatto Quotidiano.
La donna sarebbe stata una pedina fondamentale della rete di assistenza e comunicazione del latitante ed era accusata di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. Per anni ha vissuto con la madre e il boss durante la sua latitanza e avrebbe gestito lo scambio della corrispondenza di Messina Denaro.
Nelle decine di pizzini trovati nei covi del boss gli inquirenti hanno accertato che la ragazza è stata cresciuta come una figlia da Matteo Messina Denaro. Interrogata dopo l’arresto, aveva scelto di non rispondere, ma ha voluto fare dichiarazioni spontanee per dire di essere stata affezionata al capomafia quand’era bambina, ma di aver capito che quell’affetto lui non lo meritava.
Messina Denaro, la docente non aveva capito chi fosse
Gentile ha raccontato di aver visto il vero volto del boss, compresa la sua relazione con la madre, solo recentemente. Anche per questo avrebbe cercato di prendere le distanze dall’ambiente in cui era cresciuta andando a insegnare a Pantelleria, lasciando il suo paese, Campobello di Mazara, e iniziando un percorso di legalità attraverso colloqui con assistenti sociali e associazioni antimafia.
Martina Gentile ha sostenuto di essere all’oscuro di tutto: “Io non ho mai conosciuto questo aspetto della mia famiglia, di mia madre soprattutto… per il resto ho sbagliato a frequentare questa persona… non mi è mai stato chiesto di fare niente né da parte di mia madre, né da parte di lui, né da parte di nessun altro. Mia madre ha sbagliato tantissimo per questo sono arrabbiata con lei però purtroppo è andata così. Io ho voluto bene ad una persona a cui non dovevo”, ha detto, come riporta LiveSicilia.
L’arresto della madre
Il gup di Palermo Paolo Magro, lo scorso novembre, ha condannato a 11 anni e 4 mesi di carcere sua madre, Laura Bonafede, insegnante di Campobello di Mazara e figlia del boss Leonardo Bonafede, per associazione mafiosa. Secondo l’accusa, la donna, legata sentimentalmente a Matteo Messina Denaro, avrebbe favorito per anni la latitanza del capomafia, mantenendo i suoi contatti con Cosa Nostra. Inizialmente imputata per favoreggiamento, l’accusa è stata poi modificata in associazione mafiosa per il ruolo attivo che la Bonafede avrebbe avuto nel contesto mafioso.
Il processo, celebrato con rito abbreviato, ha stabilito per Bonafede anche l’interdizione dai pubblici uffici e tre anni di libertà vigilata una volta scontata la pena. La donna è stata inoltre condannata a risarcire i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara con 25.000 euro ciascuno, e il Ministero dell’Istruzione e la Regione Siciliana con 10.000 euro ciascuno. Altri risarcimenti minori, di 3.000 euro, sono destinati ad associazioni antimafia.
Durante l’udienza, Bonafede ha negato ogni coinvolgimento, dichiarando: “Non ho mai fatto parte di alcuna associazione mafiosa. Ho sempre vissuto con mia madre fino al 2021”. Ha raccontato di un legame con Messina Denaro risalente alla conoscenza con il padre, spiegando che il boss le era stato di sostegno dopo la condanna all’ergastolo del marito, Salvatore Gentile.