Attualità

Metaverso rimandato in storia: dov’era Marco Antonio nel 32 avanti Cristo? Il caso del video pubblicitario

Del Metaverso – questo non meglio identificabile insieme di spazi virtuali attraversati da avatar – si è parlato tantissimo in questi ultimi mesi. Anche noi lo abbiamo fatto di recente, analizzando in particolare le sue possibili utilizzazioni in ambito didattico.

Ma ecco che arriva una notizia che potrebbe metterne in dubbio i reali vantaggi: Il Fatto quotidiano pubblica un articolo del saggista ed esperto di comunicazione Bruno Ballardini che è andato a scovare un errore storico grossolano nello spot che da un po’ di tempo promuove la realtà virtuale di Meta, strumento che consentirebbe agli studenti di studiare con maggiore motivazione ed efficacia. Nel video, infatti, si vedono alcuni liceali che, entrando nel Metaverso, vengono catapultati nell’antica Roma, per l’esattezza nel 32 avanti Cristo, dove possono osservare Marco Antonio mentre dibatte con i senatori. Questo, almeno, è quanto spiega la voce fuori campo. Il problema è che nel 32 avanti Cristo, sulla base di attendibilissime fonti storiche, Marco Antonio non si trovava affatto a Roma ma a Patrasso, proveniente dall’Egitto, dove da tempo risiedeva con Cleopatra e dove due anni dopo, nel 30 dopo Cristo morì suicida dopo la sconfitta di Azio.

Ballardini si chiede, dunque, che beneficio ne trarrebbero i nostri studenti se altre realtà virtuali da sfruttare in ambiente didattico dovessero essere trattare con lo stesso pressappochismo. Ma al di là di quello che potrebbe essere un semplice “scivolone storico”, in molti avanzano qualche perplessità circa il valore del Metaverso a scuola.

Ad esempio, i giovani giornalisti della community Zai.net (quasi tremila scuole superiori collegate in tutta Italia) ipotizzano dei rischi: quando si entra nella realtà virtuale, si potrebbe correre il pericolo di passare troppo tempo davanti ai devices con danni sulla salute psicofisica o allontanarsi troppo dalla vita reale e sociale.

Sappiamo, di contro, che l’esclusiva scuola privata St. Louis School di Milano ha già attivato un corso in cui gli alunni sperimenteranno il Metaverso.

Insomma, l’evoluzione tecnologica non si può fermare: pensate che appena vent’anni fa nessuno sapeva cosa fossero le Lim, che oggi abbiamo praticamente in ogni aula. Ciò che importa è fare in modo che il Metaverso, e tutte le altre novità che ineluttabilmente arriveranno, rimangano quello che sono: degli strumenti da non mitizzare ma da mettere al servizio della scuola per favorire la crescita umana e intellettuale delle giovani generazioni.

Gabriele Ferrante

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