Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha lanciato per il terzo anno la campagna ‘Mettiamolocelointesta” con l’evento “Una bambina rifugiata non può scegliere, ma noi sì” per sensibilizzare l’opinione pubblica e raccogliere fondi per garantire loro l’accesso a un’istruzione di qualità.
Infatti queste ragazzine diventano spose a soli 10 anni, oppure si ritrovano sole in un paese straniero, senza genitori, esposte al rischio di subire abusi e violenze sessuali. O ancora, sfruttate, costrette a raccogliere legna nelle ore serali, rischiando aggressioni potenzialmente fatali.
Cecilia Dazzi, testimonial dell’evento insieme a Maria Chiara Giannetta e Francesco Pannofino: “Studiare è l’unica salvezza che hanno perché se non studiano rischiano di essere date in sposa, di essere abusate, rischiano di non crescere”.
Attraverso delle installazioni, in un gioco di luci e ombre, oggetti, suoni e racconti, i partecipanti sono stati accompagnati in un viaggio ‘al contrario’: dai banchi di scuola all’incubo degli abusi, violenze e sfruttamenti, per poi essere riportati nuovamente in classe, al sicuro, ma con una nuova consapevolezza.
Carlotta Sami, portavoce Unhcr: Mettiamoci in testa che per salvare i rifugiati è essenziale che i bambini e soprattutto le bambine vadano a scuola. Sono quelle più esposte a rischi e abusi ma sono anche quelle più autonome. In tre anni siamo riuscite a portare a scuola un milione 350 mila bambini, ne vogliamo portare a scuola altrettanti. E con un sms di soli due euro si porta a scuola una bambina per un mese”.
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