Come si potranno effettuare i concorsi cattedre con un così alto numero di candidati iscritti (76mila nell’infanzia e nella primaria e 430mila nella secondaria di primo e secondo grado)?
Lo chiede la deputata di Forza Italia Valentina Aprea che sottolinea: “La preoccupazione riguarda i tempi di effettuazione delle prove concorsuali. Già a marzo avevamo invitato il governo a rinviare operazioni amministrative che avrebbero potuto compromettere l’ordinario avvio di anno scolastico già di per sé molto problematico. Ora, il ministro invece conferma di volerle effettuare in autunno, proprio quando dirigenti e docenti saranno tutti impegnati a risolvere il busillis dell’organizzazione scolastica post-Covid stretta tra rigidità del paternalismo centralistico fintamente compassionevole e scarico drammatico di responsabilità sulle periferie (scuola, enti locali, famiglie)”.
Secondo Aprea per l’amministrazione scolastica non sarà facile “cooptare dirigenti e docenti per le migliaia e migliaia di commissioni necessarie per lo svolgimento dei concorsi”.
Ma Aprea contesta soprattutto le modalità previste per la selezione dei nuovi docenti: “Questi numeri sono, in realtà, la necessaria conseguenza delle nuove norme di formazione e selezione dei docenti, introdotte all’inizio di questa legislatura dal primo governo Conte. In maniera improvvida infatti, per partecipare ai concorsi secondo queste norme basta aggiungere 24 CFU di generiche discipline pedagogiche ai percorsi universitari ordinari per partecipare ai concorsi per l’insegnamento”.
La deputata di Forza Italia ricorda che già il precedente Governo Conte aveva cancellato i percorsi specialistici troppo lunghi previsti dalla legge 107/2015, senza però introdurre, come il suo partito aveva proposto, le lauree magistrali specifiche per l’insegnamento; e così, adesso, “qualsiasi laureato, di qualsiasi disciplina con poco sforzo e magari in assenza di attitudini specifiche ed autentiche motivazioni professionali, con i 24 CFU, può diventare docente per sempre”.
Il risultato è, secondo Aprea, assolutamente pessimo: “Si ritorna ai mega concorsi ordinari del secolo scorso, che tanti disastri qualitativi hanno determinato sul piano psicopedagogico-didattico; per non parlare poi dell’età delle candidate e dei candidati (pochi) per la scuola dell’infanzia e primaria. Assumere docenti che hanno una media tra i quaranta e cinquanta anni significa non effettuare un vero e proprio ricambio generazionale e condannare la scuola italiana a continui concorsi riservati per i supplenti da almeno tre anni”.
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