I lettori ci scrivono

Mi auguro che i fondi del PNRR rappresentino una vera e propria svolta per la scuola

Il 22 gennaio di quest’anno l’Agenzia di Stampa Nazionale DIRE pubblicava un articolo dal titolo: “In Italia nel 2022 cresce la richiesta di laureati, ma quasi uno su due è introvabile”.

L’articolo pone in evidenza i numeri di figure professionali richieste a livello nazionale elencandoli tra quelli che richiedono una preparazione universitaria a fronte di quelli che prevedono il possesso del solo diploma. Appare poi che lo “zoccolo duro” dell’occupazione nel settore privato rimane quello dei diplomati. Infatti, a fronte di 510.000 laureati richiesti i diplomati sono 1.677.000.

Emerge inoltre che le figure professionali di difficile reperibilità nel 2022 sono i laureati in indirizzo sanitario paramedico, i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche. Mentre tra i diplomati quelli difficilmente reperibili sono i diplomati in elettronica ed elettrotecnica, in meccanica, meccatronica ed energia ed i qualificati con indirizzo elettrico.

A farci caso si tratta di qualifiche professionali che richiedono una certa predisposizione per lo studio di discipline scientifiche spesso piuttosto complesse. Che possa esistere una correlazione tra scelta dell’indirizzo di studi e capacità ad impegnarsi quanto serve nello studio?

A che età si verifica lo “svezzamento” dei nostri studenti per quanto riguarda il metodo di studio e l’acquisizione della giusta resilienza nel condurre, in modo serio ed autonomo, il loro percorso formativo? Siamo proprio sicuri di aver trasmesso loro la convinzione che le conquiste culturali/formative sono davvero importanti e non possono essere raggiunte se non con un serio impegno e molta perseveranza?

Il sopravvalutare il loro non sempre adeguato livello, per quanto riguarda le conoscenze e le competenze acquisite, promuove in ogni caso il loro incoraggiamento a continuare nell’impegno e nella partecipazione didattica o li convince che quello che hanno fatto è sufficientemente adeguato, dissuadendoli dal tentare di completare il loro percorso formativo disciplinare?

Forse il raggiungere facilmente il successo scolastico anestetizza la loro competitività, la loro resilienza e voglia di riuscire a superare le difficoltà. Gettare la spugna appena la cosa si fa più complessa paga, in termini di consenso scolastico. Quindi perché insistere per conquistare una cosa che già si possiede. Sono contento che il Piano Scuola 4.0 messo in atto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con i fondi del PNRR (vedi MIUR => STAMPA E COMUNICAZIONI => COMUNICATI) preveda oltre 4,9 miliardi di euro per modernizzare tecnologicamente la Scuola. La cifra è suddivisa in varie voci.

Ad esempio, per creare nuovi ambienti e una nuova didattica secondo le proprie esigenze sono previsti 1.296 miliardi di euro. Per la realizzazione di laboratori per sviluppare le competenze digitali, per la didattica digitale integrata, per il potenziamento delle reti locali, installazione di schermi interattivi, formazione digitale del personale scolastico, ecc. sono previsti altri 3.667 miliardi di euro che sommano la cifra anzi detta. Una spesa importante per la Scuola, forse mai fatta prima!

Un futuro altamente tecnologico per la Scuola, come vuole il progresso che abbiamo raggiunto. Sono sempre stato a favore del progresso. Il miracolo che si è verificato con l’arrivo dell’era internettiana lo può capire solo chi ha vissuto a cavallo tra i due periodi. La comodità legata alla velocizzazione di ogni comunicazione, transazione, accesso all’informazione sono impagabili.

Però dobbiamo stare attenti che questa importante occasione, offerta dal PNRR, di far decollare la Scuola italiana non rimanga tale solo per l’indotto industriale e gestionale che utilizzerà questa consistente fetta di finanziamenti pubblici.

Sarebbe davvero deprimente il solo pensare che il tutto si possa risolvere in una ennesima “incompiuta”, anche se di livello nazionale. Sarebbe un peccato che la politica non si accorgesse, anche in questa occasione, che prima di comprare la macchina nuova ai propri figli bisogna accertarsi che la sappiano guidare avendone la voglia di farlo e dopo aver fatto una seria scuola guida!

Giuseppe D’Angelo

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