In un’intervista rilasciata a la Repubblica, la ricercatrice, Roberta D’Alessandro, in aperta polemica con la ministra Stefania Giannini, rea di vantarsi dei successi dei ricercatori nel mondo che l’Italia non vuole, ha precisato che il suo obiettivo era quello di sottolineare che i fondi europei vinti da quelli come me non sono “per la ricerca italiana”, ma “per la ricerca fatta da italiani”.
D’Alessandro fa ricerca in Olanda, costretta a viaggiare come tutti i ricercatori. Laureata all’Aquila, vanta un dottorato in Germania, scelta libera e consapevole. Ma al momento di rientrare in Italia, i problemi si sono subito palesati: in tutti i concorsi arrivava sempre seconda. Nonostante fosse più qualificata di molti altri, la commissione competente adduceva pretesti vari, spesso venne messo a verbale che l’attiva svolta all’estero non è quantificabile. Così, quando la ricercatrice viene a conoscenza dell’orgogliosa frase pronunciata dal ministro Giannini sui ricercatori italiani, sbotta e scrive:
Ma come: l’attività svolta all’estero non valeva allora per farmi vincere, e vale adesso per appropriarsi dei miei meriti?
Ma Roberta D’Alessandro, sposata con un olandese, tornerebbe mai in Italia?
Anche lui è un linguista e collabora con diversi gruppi di italiani. Questo per dire che in Italia ci sono molte eccellenze. Per me però la questione è che mi sono sentita “cornuta e mazziata”, come diciamo in Abruzzo: sono stata costretta a stare fuori dall’Italia, e poi vengo contata come “italiana”?
E la polemica non si ferma e un altro ricercatore Francesco Grillo ha detto la sua, anch’egli in forma di lettera, sul magazine online “InPiù”: concorda con la sua collega in linea di principio, ma invita anche a non ignorare alcuni aspetti positivi introdotti dall’attuale ministro, e soprattutto sprona a indirizzare energie, più che a una sterile querelle, verso un atteggiamento propositivo e costruttivo.
“Roberta quello che dici – quando denunci la mancanza di meritocrazia nelle università italiane – è vero. Ma che facciamo (ammesso che l’ipotesi di lasciare per sempre questo Paese non soddisfi totalmente le nostre aspirazioni)? La tua situazione è simile alla mia e a quella di migliaia di altri italiani. Ho fatto un MBA a Boston, un Phd alla London School of Economics e oggi pomeriggio sto scrivendo un application per tornare ad Oxford. Sento la tua stessa rabbia. Ma non è solo nell’università italiana che l’Italia ha perso qualsiasi interesse per il merito. E non è neanche solo al merito che non siamo più interessati. Abbiamo – tutti – perso interesse per la Conoscenza. Quella cosa che dovrebbe essere carattere distintivo della nostra umanità; alla quale abbiamo dato contributi significativi come Paese; e sulla quale è letteralmente fondata – oggi più che mai – la capacità dei Paesi di crescere (non solo dal punto di vista economico). Ma che facciamo? Io provo a dare qualche consiglio al ministro a cui tu hai contestato l’appropriazione del tuo premio da parte di un Paese che non ti merita. Anche se francamente troppo spesso si dimentica che questo è il Paese nel quale siamo stati formati fino alla laurea e in modo eccellente se poi vincono. All’estero, ma vincono”.
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“Però – ha proseguito Grillo – hai ragione a provare la rabbia che mi sembra cogliere nelle tue parole anche se ti assicuro che io ho motivi forse ancora più diffusi per provarla. Ma perché – ha sottolineato a questo punto il ricercatore – non proviamo a contribuire a disegnare un progetto di cambiamento realistico? Perché non ci proviamo visto che questo ministro (pochi lo sanno tra i professionisti della lamentela) ha rischiato tantissimo per introdurre, appunto, un elemento di valutazione e autonomia nelle scuole? A confrontarci sulle cose da fare? Altrimenti ti garantisco che queste polemiche, nel giro di qualche giorno, si scordano e rimane tutto come prima. E vinceranno loro: i baroni che non solo non fanno ricerca, ma non fanno neanche lezione e hanno il tempo di fare i politici e gli opinionisti dei giornali; gli europarlamentari che non sanno manco una parola di inglese (esistono pure loro); i dirigenti pubblici inutili che prendono il doppio del tuo stipendio di cui la metà per uno stipendio variabile che è uguale per tutti (succede pure questo); il Festival di Sanremo e Porta a Porta; quelli per i quali il problema è sempre il governo e loro possono comodamente continuare a guardare la televisione; l’inerzia che fa spendere all’Italia (non so se lo sai) quattro volte di più in pensioni che in educazione (dagli asili alle università). Perché non proviamo a capire cosa fare? Altrimenti vince l’inerzia. E saremo tutti sconfitti. Compreso questo ministro. E tutti quelli che oggi (compreso mia figlia) sembrano non avere alcuna altra prospettiva che non sia la fuga”.