Importante risultato quello ottenuto il 12 gennaio dalle associazioni Adida e Mida precari che hanno organizzato un importante appuntamento davanti al MIUR, in concomitanza dello sciopero indetto dal Saese, per denunciare l’iniquo trattamento riservato dal governo ai docenti delle graduatorie d’istituto, rispetto ai loro colleghi delle graduatorie ad esaurimento.
Nonostante le qualifiche e il servizio svolto, infatti, i docenti precari delle GI sono stati esclusi dai piani d’assunzione, e potranno accedere alla stabilizzazione solo attraverso un concorso, inutile quanto iniquo.
Dal concorso, poi, saranno esclusi tutti i docenti della III fascia, nonostante la professione la esercitino già da anni, in alcuni casi anche oltre dieci, ma da precari, a causa di un sistema di reclutamento inadeguato al reale fabbisogno della scuola. Dietro le scelte operate a livello politico, secondo noi, non ci sono che i tagli massicci che da alcuni anni hanno gravato sulla scuola in maniera significativa.
La piaga del precariato non è stata certo scelta da chi la condizione di precario l’ha subita, e l’attuale governo, nonostante la normativa contro lo sfruttamento del precariato imponga la stabilizzazione nei casi in cui il ricorso al precariato è strutturale, come inequivocabilmente è stato nella storia della scuola italiana. Oltre a ciò, i precari italiani non percepiscono lo stipendio e, sebbene ricoprano incarichi annuali, a fronte di una reale esigenza del sistema già nell’immediato, dovranno sostenere un concorso che ne valuterà per l’ennesima volta le competenze, nonostante a scuola ci siano già e con piena responsabilità, per essere assunti non da subito ma nell’arco di tre anni, e non tutti, solo una parte… decisamente surreale e inaccettabile. Per tutte queste ragioni, un migliaio di docenti, tra i quali anche docenti di ruolo, a sostegno dei loro colleghi precari, sono accorsi a dimostrare il loro dissenso. La manifestazione è stata sostenuta dalle maggiori sigle sindacali, da molti sindacati minori e da molte associazioni di categoria e coordinamenti nazionali.
Una delegazione in rappresentanza delle varie problematiche è stata anche ricevuta dai dirigenti del MIUR che direttamente si occupano di “tradurre” in pratica le linee dettate dalla legge 107, al centro delle contestazioni di ieri. Pur non potendo costatare che alcune delle nostre richieste fossero comunque di “buon senso”, è stato in più occasioni ribadito che i limiti che la legge impone non permettono di intravedere alcuna possibilità diversa, facendo rimbalzare nuovamente la questione in un direzione politica, più che amministrativa. Tranne sull’erogazione di risorse per coprire gli ammanchi nelle retribuzioni dei precari assunti e che non percepiscono lo stipendio da settembre, i rappresentanti del MIUR, limitati dal loro ruolo tecnico, hanno dato garanzia di un loro impegno nel riportare le nostre istanze. Pur confermando un’apertura, l’unica affermazione che hanno potuto dare è stata nei confronti della possibilità di avviare un nuovo ciclo PAS, ma non è stata una buona notizia: la legge che li ha permessi, infatti, contiene un limite temporale ormai ampiamente superato che nell’immediato non si più aggirare. Anche su questo, quindi, fumata nera.
Per niente abbattuti dall’esito dell’incontro, tuttavia, siamo convinti che il grande risultato ottenuto dalla manifestazione sia stato quello di aver riportato vistosamente alla luce le nostre problematiche, nonostante la portata della stessa sia stata ignorata totalmente dalla stampa nazionale e dalle principali reti televisive. Porteremo con rinnovato vigore la nostra assurda posizione di sfruttati all’attenzione della politica, anche in Europa, senza perdere fiducia e determinazione, con il supporto delle sigle sindacali che ci vorranno sostenere in questa battaglia.
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