A causa di un problema tecnico e burocratico, migliaia di docenti italiani sono rimasti senza stipendio per settimane e persino mesi dall’inizio dell’anno scolastico 2023/24. Tra loro anche un’ insegnante trasferita a Lampedusa, che ha denunciato la situazione e ha aderito allo sciopero organizzato in tutta Italia il 31 ottobre per richiedere condizioni di lavoro più dignitose.
Il blocco degli stipendi ha colpito sia i docenti assunti a tempo indeterminato nell’anno scolastico 2023/24 che i supplenti delle Graduatorie Provinciali di Supplenza (Gps). I ritardi sono stati causati dalla mancata comunicazione tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito, le segreterie scolastiche e le ragionerie territoriali. La stipula tardiva dei contratti ha impedito al Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) di acquisire i dati necessari per i pagamenti, creando un impasse che ha colpito molte famiglie.
Come riporta Sapere.Virgilio, una professoressa ha descritto la situazione come umiliante, rivelando che molti docenti hanno dovuto indebitarsi o richiedere prestiti per far fronte alle spese. “Da settimane senza stipendio, ci siamo ritrovati ad eseguire compiti amministrativi, stipulando contratti nel sistema informativo Sidi. Tuttavia, quest’anno, la situazione sembra essere sfuggita a ogni controllo da parte del Ministero e del Mef,” ha affermato. Per protestare, Aquilina ha lanciato una petizione su Change.org, a cui hanno aderito numerosi docenti da tutta Italia.
La professoressa ha inoltre criticato il Ministero, sottolineando come la burocrazia scolastica renda difficile svolgere il ruolo di educatori. “Ci sentiamo burocrati più che insegnanti, e questa situazione limita la libertà d’insegnamento garantita dalla Costituzione,” ha dichiarato. Aquilina ha inoltre criticato le abilitazioni a pagamento, che, a suo dire, avvantaggiano chiunque possa permettersele, penalizzando colleghi preparati e vincitori di concorso.
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