Mila Spicola, agrigentina, scrittrice e referente scuola del PD in Sicilia, è l’ideatrice del ‘think tank’, il Cantiere Scuola di confronto e socializzazione in corso a Terrasini, a due passi da Palermo: assieme ad Anna Maria Angileri, ds e dirigente dell’assemblea nazionale dirigente scolastica, ha voluto creare un evento in una “dimensione” decisamente alternativa. L’abbiamo intervistata per “La Tecnica della Scuola”.
Spicola, iniziamo dalle critiche per la vostra iniziativa. L’USB ha usato parole durissime, sostenendo che quella di Terrasini “ricorda la serie ‘Professione vacanze’, ma senza il contributo culturale di Jerry Calà e Gegia: mentre sono in corso ancora gli esami di Stato di Scuola secondaria di Secondo grado, si fingerà di discutere di un ‘cantiere scuola’ mentre il governo Renzi e il ministro Giannini hanno già ben chiare le parole d’ordine della scuola del futuro”. Ma se è davvero tutto deciso, perché avete chiamato a raccolta centinaia di persone?
Semplicemente perchè non c’è nulla di deciso. E comunque quando avevamo ideato questa iniziativa nulla lasciava presagire le dichiarazioni di Reggi. Non pensavamo nemmeno che questa iniziativa incontrasse il successo che ha avuto: 300 docenti e dirigenti. Il periodo? Il week end dopo sarebbe costato il doppio e voleva essere davvero una prima prova di un confronto più ampio da effettuare a settembre. La lega delle cooperative ci aveva messo a disposizione un po’ di posti e volevamo dare la possibilità ai colleghi e alle colleghe di poter venire coi figli. Devo dire che meno male che l’abbiamo prevista per questo week end: cade a “fagiolo”.
Ad un anno e mezzo dal progetto di Profumo di introdurre 24 ore per tutti i docenti, la categoria è di nuovo in fermento per le anticipazione di Reggi sul ddl. Con il sottosegretario, assieme al ministro Giannini, si sono schierati esponenti importanti del Pd. Come la senatrice Francesca Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione a Palazzo Madama, che ha giudicato l’imminente disegno di legge “una proposta che valorizza gli insegnanti”. Non tutto il Pd, a sentire gli interventi a Terrasini, sembrerebbe però pensarla allo stesso modo. Come se ne esce?
Ascolteremo oggi direttamente da Reggi quali sono i suoi intendimenti. Anche Reggi comunque ha dichiarato che non c’è nulla di deciso e che vuole prima tastare il polso degli insegnanti e dei dirigenti. Ecco perché ha accettato subito l’invito. Dunque è davvero l’occasione per il confronto da più parti auspicato.
Più in generale, chi vi accusa sostiene che in un’Italia afflitta da problemi ed incertezze, organizzare un confronto in un villaggio turistico, con mare, piscine e discoteche a disposizione, è una decisione che non tiene conto della realtà. Quasi un affronto alle difficoltà quotidiane, con cui si devono confrontare tantissime famiglie e lavoratori. Ad iniziare da quelli della scuola. Cosa ha da dire in merito?
Proprio per le difficoltà quotidiane. Potevamo vederci un solo pomeriggio come spesso accade. Volevamo invece approfondire le questioni. E, ripeto, era fondamentale far portare i bambini. Altrimenti in tanti non sarebbero venuti. Abbiamo cercato delle strutture che prevedevano anche la ludoteca e che non costassero tanto. E il luogo lo abbiamo individuato in città del mare.
In questi due giorni di full immersione siciliana sulla Scuola avete creato anche un gruppo di lavoro degli studenti. Si tratta di una decisione in controtendenza. Perché i ragazzi, quando si tratta di prendere decisione strategiche sulla scuola, sono da sempre poco coinvolti. Eppure rimangono i primi destinatari dei cambiamenti. Si sente di dire che terrete conto fino in fondo delle loro proposte?
È il mio desiderio. Non immagino nessuna scuola che non parta e non arriva agli studenti. Sono da sempre vicina a tutte le associazioni degli studenti. Accolgo sempre con gioia i loro inviti. Partecipo ogni anno a Riot o altri eventi organizzati dagli studenti o dalle loro associazioni. Per me era automatico prevedere la loro presenza e il loro punto di vista.
Lei si sta occupando anche di dispersione scolastica, in particolare dei tanti ragazzi del Sud che in età di obbligo formativo lasciano i banchi di scuola per andare ad ingrossare il popolo dei Neet. In alcune province del Sud, ci dicono l’Istat e gli ultimi rapporti nazionali, la situazione è drammatica: abbandonano la scuola, senza conseguire il diploma, quasi la metà degli studenti delle superiori. A che punto siete con la vostra ricognizione? Quando passerete alla fase due?
Sono referente nazionale del Pd proprio per la dispersione scolastica. È un problema complesso, multidimensionale che va contrastato su più livelli. Ma va soprattutto prevenuto: sono convinta che occorra agire fin dalla più tenera età, affinché non si creino quei divari cognitivi all’ingresso, che poi divengono debolezze che crescono anno dopo anno, divenendo il grande scoglio per il successo formativo dei ragazzi. E premessa di abbandono scolastico. E allora? Asili, asili, asili. Tempo pieno, tempo pieno, tempo pieno. Questi sono i due pilastri si cui fondare l’azione contro la dispersione, specie nei luoghi che presentano ritardi economici, sociali e culturali di tipo familiare o geografico. Agire poi sulla formazione dei docenti, sulle metodologie e sulla relazione scuola territorio.
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