Eppure l’esponente del PD è un’insegnante, e anche se è distaccata al Miur, dovrebbe conoscere le norme contrattuali che regolano gli impegni orari e i doveri dei docenti.
Invece da quanto scrive sul suo profilo Facebook, sembrerebbe proprio di no! Tra le altre cose la prof.ssa Spicola prima di riscoprirsi renziana dell’ultima ora, e di approdare comodamente al Miur in qualità di responsabile scuola per i problemi della dispersione scolastica, richiamava spesso i valori ineludibili del contratto collettivo nazionale della scuola e delle contrattazioni decentrate.
Della Spicola del passato, ricordiamo, in diverse occasioni pubbliche, interventi di fuoco contro le precedenti politiche governative sulla scuola. Ricordiamo che rivendicava non solo il valore ineludibile del contratto e della contrattazione, ma ha sempre rivendicato la grande mole di lavoro sommerso degli insegnanti, mettendo a tacere chi, ignorantemente o ancora peggio in mala fede, sosteneva che i docenti lavorano solo per 18 ore settimanali o poco più.
Per tale motivo stride vedere la Mila Spicola, sostenere che di fatto gli insegnanti lavorano poco. Infatti la responsabile scuola per i problemi della dispersione scolastica in quota PD, scrive sul suo profilo Facebook: “La differenza è che non faccio 18 ore settimanali, più le 40 annuali. Ma entro alle 8 del mattino ed esco alle 21/22 circa, tutti i giorni. Anche in estate. Lavoro anche il sabato e la domenica”. Scrive questo per sottolineare la differenza che c’è tra chi come lei è impegnata in politica e chi, come gli insegnanti, è impegnato a scuola.
Evidentemente la Spicola sta vivendo una fase esaltante della sua esistenza ed ha perso la percezione della realtà e non ricorda, quasi fosse vittima di un attacco di amnesia, quanta fatica e quanto lavoro c’è sulle spalle di un insegnante. Inoltre l’ex responsabile scuola per il partiTo democratico della Sicilia non conosce nemmeno l’orario di servizio dei docenti, infatti si dimentica altre 40 ore di attività collegiali, non fa cenno a tutte le ore dovute per i rapporti scuola-famiglia, e poi non scrive nulla sul tempo che il docente deve dedicare alle attività individuali.
Forse per la Spicola le verifiche scritte si materializzano e si correggono per virtù dello Spirito Santo? E poi anche gli insegnanti lavorano il sabato e anche la domenica, e la Spicola che è un’insegnante questo la sa benissimo. Anche gli insegnanti di media entrano alle 8 del mattino, svegliandosi alle 6 o anche prima, escono da scuola alle 13, poi se non ci sono attività collegiali o progetti extracurricolari, tornano a casa per preparare le lezioni, le verifiche e affinare tutte le strategie didattiche.
La Spicola, nelle poche righe che ha scritto, allude al fatto che gli insegnanti non lavorano d’estate. Anche in questo caso c’è una non conoscenza delle norme contrattuali. Infatti gli insegnanti hanno 36 giorni di ferie da godere nei mesi di luglio e agosto, dopo il termine degli esami di Stato e prima degli esami integrativi previsti ai sensi dell’Ordinanza Ministeriale n.92/2007.
Quello che ha scritto la Mila Spicola sarebbe stato giustificato, se a scriverlo fosse stata una docente fannullona, ma, poiché a scrivere questo pensiero è un’illustre professoressa, viene da pensare che sia una dichiarazione d’intenti per modificare l’orario di servizio dei docenti. Probabile, anche se in una nostra intervista a Marco Campione (PD), responsabile della segreteria del sottosegretario al Miur Davide Faraone, era stata scartata la possibilità di interventi legislativi che si potessero riferire in qualche modo all’orario settimanale di servizio dei docenti.
E poi è la stessa Spicola che ha sempre sostenuto l’importanza fondamentale del contratto e della contrattazione, e poiché l’orario di servizio è materia di contratto, sarebbe opportuno fare attenzione ai messaggi che si inviano.
LA REPLICA DI MILA SPICOLA
Riguardo l’articolo a me dedicato dal collega Lucio Ficara, desidero precisargli: se volevi provocare una reazione ci sei riuscito. E’ ovvio che tutti noi docenti conosciamo esattamente le 48 ore su 24 che lavoriamo.
E’ ovvio.
E sai perfettamente che lo so e che quella frase, buttata là su un commento di facebook era un’iperbole.
Ma fino a quando un contratto decente non farà emergere tutto ciò, scrivendolo nero su bianco, noi siamo tenuti a fare quelle ore lì, le 18 di lezione, e le 40 più 40.
Il resto, per il Paese, anche per il parente più stretto è aleatorio. E lo sappiamo bene. E finché questa cosa non l’avremo chiara potremo metterci pure sottosopra non passa. Ne ho scritto mille volte e diffusamente.
Io sono per le 36 ore, sono per il badge, sono per un numero di ferie uguale a tutti gli altri. Sono stata criticata per questo. Ma lo penso ancora.
Perché so che la maggior parte dei docenti ne fa più di 36. E allora aggiungo, anche il collega Lucio sa che io lo so e forse voleva provocarmi. Ci è riuscito, ma insieme a questa provocazione mi ha tirato addosso gli ultrà della domenica. E il mio appunto è questo: perché cadere nell’errore di farne un attacco alla persona?
La scuola ha bisogno di discorsi impersonali, non di trovare volta per volta un nemico, sennò l’argomento perde autorevolezza.
So anche che i miei 24 lettori di sempre vogliono che io parli, vogliono “stanarmi”. Mila, ma tu che ne pensi di questa riforma? Perché stai zitta?
Con calma lo dirò, ne scriverò presto, ma non per prendere parte di qua o di là al tifo, o alle giuste proteste, o alle proteste sbagliate. No. Lo farò per esprimere un pensiero. Che sia il meno strumentale possibile e che rimanga nel terreno di mezzo, quello più scomodo.
Per quei 24 lettori, e per il pensiero. Per fare ciò ho bisogno di tempo. E non posso rischiare che sembri un pippone personale. Che trascini o eluda critiche personali, non cerco consensi, né dissensi per me.
Esprimo dei pensieri, come sempre.
Poi si possono condividere o meno, argomentare, criticare. Per crescere.
Mila Spicola
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