Ha preso il via il 14 novembre a Milano, nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, un’inedita mostra sui disegni realizzati dagli ex bambini-soldato del Nord Uganda. L’iniziativa, nata raccogliendo i materiali prodotti durante i corsi di recupero psicosociale, coordinati dall’Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi), Organizzazione non governativa senza scopo di lucro impegnata dal 1972 con circa 100 progetti di cooperazione allo sviluppo in 35 Paesi, vuole aprire un fronte di sensibilizzazione sugli oltre 300.000 bambini-soldato nel mondo, arruolati in eserciti e obbligati a imbracciare le armi. La maggior parte di loro ha appena 10-14 anni, molti anche di meno.
“I più fortunati – spiegano gli organizzatori della mostra – sono quelli che riescono a fuggire dai ribelli e che vengono inseriti in programmi speciali che li aiutano a ritornare a una vita normale. Uno dei primi lavori per far uscire il dramma di questi bambini, e pure il desiderio e le speranze di pace, è il disegno. Attraverso i colori i bambini raccontano la loro tragedia ma anche il coraggio, l’ottimismo, la forza d’animo”.
La mostra si divide in tre sezioni: passato, presente, futuro. Il “passato” rappresenta le atrocità subite dai bambini e narra la fatica di una vita vissuta in mezzo alla guerra, gli attacchi alle loro case e villaggi, il rapimento, l’obbligo di combattere, l’uccisione dei familiari, le mutilazioni, la paura di essere uccisi. L’orrore di aver visto la guerra. Il “presente” mostra la loro vita attuale, come sfollati di guerra dopo la fuga dai guerriglieri. Evidenti sono le rappresentazioni della distribuzione degli aiuti umanitari nei campi-sfollati, l’accoglienza nei centri educativi, i momenti di svago, la vita quotidiana nei villaggi. La salvezza dopo la fuga. Nel “futuro” ci sono i sogni che si focalizzano su desideri e aspirazioni semplici come la scuola, il divertimento, il lavoro, la casa e la famiglia. Immagini serene di pace, amore e speranze.
Nel nord Uganda la guerra civile, nell’assoluta indifferenza dell’opinione pubblica internazionale, ha causato oltre ventimila vittime tra i civili, altrettanti bambini rapiti e costrette centinaia di migliaia di persone ad abbandonare villaggi e terre coltivabili per cercare rifugio nei centri abitati o in campi-sfollati dove manca anche l’indispensabile per sopravvivere. Ogni notte a Kitgum, al Nord dell’Ugamda, arrivano circa 5.000 persone, la maggior parte bambini. Vanno a dormire negli ospedali, sotto le verande, sui marciapiedi o nelle missioni. Spinti dai familiari, scalzi e silenziosi, lasciano i loro villaggi al tramonto per scappare ai ribelli che di notte attaccano per rapirli, distruggendo e bruciando ogni cosa e uccidendo o mutilando chiunque si trovi sul loro cammino. Il conflitto ha colpito gravemente anche i servizi sanitari. Gli ospedali sono sovraffollati e il carico di pazienti supera di gran lunga il numero di letti disponibili. Per far fronte a questa emergenza sanitaria, Avsi sostiene molti centri sanitari: a Kitgum l’ospedale St. Joseph’s e quello governativo; a Kalongo l’ospedale Ambrosoli; a Gulu l’ospedale governativo, il laboratorio Ortopedico e l’ospedale Lacor. In Nord Uganda un’intera generazione di bambini è cresciuta senza sapere cos’è la pace. Avsi ha lanciato una campagna di sostegno a distanza che ha portato all’adozione, da parte delle famiglie italiane, di oltre quattromila bambini. Per mettersi in contatto con Avsi si puo’ andare sul sito www.avsi.org oppure spedire una mail a sostegno.distanza@avsi.org.
La mostra, organizzata nell’ambito delle Giornate per la cooperazione, promossa e patrocinata da Pubblicità Progresso in collaborazione con Avsi e realizzata gratuitamente da Moruzzi’s Groupe Editore, sarà aperta fino al 1 dicembre.