A Roma le scuole in presenza potrebbero ripartire lunedì 26 aprile con un migliaio di insegnanti in meno, quelli cioè che dal ritorno in classe, dopo lo stop durante la zona rossa, sono entrati in contatto con un positivo e dunque devono restare in malattia.
Lo segnala Il Messaggero che riporta pure la circolare del 12 aprile scorso della direzione generale della Prevenzione sanitaria, guidata da Gianni Rezza, del ministero della Salute, nella quale si precisa che il “lavoratore a contatto stretto con un soggetto positivo”, deve informare il proprio medico curante, che poi dovrà decidere se rilasciare “certificazione medica di malattia” oppure accertare se ci sono le condizioni per “essere collocato in regime di lavoro agile” e dunque, per quanto riguarda gli insegnanti, se possono fare lezione in smart working o meno e in ogni caso “per la riammissione in servizio, il lavoratore dopo aver effettuato una quarantena di 10 giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo, si sottopone all’esecuzione del tampone”.
Dunque, spiega Il Messaggero, “se c’è la comunicazione all’Asl di un insegnante entrato in contatto con un positivo, la quarantena e lo stop al lavoro scattano d’ufficio, fino a quando il medico di riferimento non stabilisce che ci sono le condizioni per fare lo smart working e continuare a insegnare”.
Considerato che in ogni istituto della Capitale ci sono in media due o tre professori che hanno avuto a che fare con un allievo o con un collega positivo, la richiesta da parte del governo di far rientrare tutti gli studenti in presenza a scuola da lunedì prossimo potrebbe rivelarsi un disastro a causa della mancanza proprio di docenti.
Dunque si prevede “caos nelle strutture romane”, mentre i consigli d’istituto hanno iniziato a riunirsi per trovare soluzioni alternative, come provare a tenere le lezioni all’aperto, magari sotto tendoni già noleggiati o comprati in passato.
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