Millennials e generazione Z, due modi diversi di usare l’universo della Rete, ma entrambi legati dal mutamento sociale in corso che ha impatti sui modelli di comportamento, le ideologie, il linguaggio e i valori personali.
Con l’era digitale è definitivamente tramontato il percorso unico della socializzazione ma sono subentrati altri fattori che possono avere impatti molto importante sull’educazione.
Come riportato da M Danesi nel suo libro “Eternamente giovani. I l mito dell’adolescenza della cultura moderna”, tra i giovani la più utilizzata è la Socializzazione IM-mediata, un pianeta a parte che tende ad appropriarsi di vari linguaggi codificati e rilanciati verso il mondo adulto.
Ci sono sostanziali differenze tra il modello di socializzazione tradizionale in cui prevale la capacità di imprinting del patrimonio socio-culturale, ha importanza la classe sociale, la famiglia, la scuola, la comunità, l’ambiente socio culturale in cui si vive e le nuove tipologie di socializzazione in cui c’è forte distacco rispetto ai media della socializzazione tradizionale e tutto questo determina una certa instabilità e un deficit di coinvolgimento. Adesso è tutto basato sulla velocità del web, l’evoluzione dei mezzi di comunicazione arrivando alle nuove tecnologie come la realtà aumentata, l’utilizzo continuo dei social, che portano ad una forte compressione della dimensione spazio temporale e una socialità vissuta in tempo reale (Agenda Digitale).
Se c’è quindi grande differenza tra la socializzazione delle generazioni passate con quelle attuali, esistono anche differenti approcci al mondo digitale anche tra i Millennials e i ragazzi della generazione Z.
Per i primi Internet è un bisogno generazionale, fa parte di quelle esigenze quotidiane necessarie come qualunque altra attività. Tale visione impedisce ai millennials di conoscere a fondo lo stesso contesto di cui si nutrono quotidianamente. Per questo motivo tendono a non andare a fondo ade esempio delle grandi potenzialità dei servizi commerciali offerti dai nuovi strumenti digitali. Utilizzano app come WhatsApp e Messenger di Facebook per comunicare informazioni importanti, non hanno percezione dei limiti e del consumo di banda, si scambiano foto personali o dati sensibili tramite software pensando di agire nella privacy più totale, e interagiscono su Facebook senza pensare troppo alle conseguenze che questo può comportare. Navigano nelle acque apparentemente tranquille della Rete senza avere alcuna consapevolezza dei rischi e delle grandi potenzialità che Internet mette a disposizione.
I millennials, quelli nati dal 1980 al 1994 sono quelli che hanno studiato quel poco che sanno da soli, partecipano attivamente al nuovo mondo digitale senza che nessuno li abbiamo mai aiutati ad entrarne a fondo.
La Generazione Z, è quella dei nati tra il 1995 e il 2012. Sono quelli che non hanno mai conosciuto un mondo senza tecnologie digitali, cosa che ha influito sulla loro socializzazione, sui loro consumi e le relative aspettative. Sono i ragazzi che chiedono agli adulti “come facevate a vivere senza social?” che non conoscono le comitive del “muretto”, le lettere scritte a mano, le cartoline inviate durante le vacanze.
Nel tempo sono stati chiamati prima post Millennials, così come iGeneration proprio per sottolineare la familiarità di questi nativi digitali con dispositivi hi-tech e gli ambienti digitali 2.0. Sono quelli sempre connessi, oggetto principale delle ricerche in materia da parte degli esperti che cercano di analizzare la dipendenza dalle tecnologie digitali e gli effetti derivanti dall’eccessivo uso sulla loro salute mentale.
Si sono trovati a vivere gli anni di espansione di strumenti immersivi come Realtà Virtuale ed Aumentata, arricchiscono le loro conversazioni grazie alle emoji e passano parte del loro tempo a sentire e condividere musica in streaming.
La Generazione Z è molto pratica: caratterizzata da capacità di multitasking e, professionalmente parlando, da un migliore rendimento in gruppi di lavoro misti (fonte Intribetrend).
La loro paura più grande è quella di rimanere con la batteria scarica (Nomofobia No-Mobile).
LA generazione Z è anche quella che va ancora a scuola, quella su cui si discute dell’utilità in classe dello smartphone, quella che uscendo dal percorso di studi saranno i lavoratori e professionisti di domani.
È quella fascia di età su cui ancora la scuola può agire in maniera importante infondendo cultura e consapevolezza negli abusi dei mezzi digitali.
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