I millennials sono cresciuti con Internet e hanno vissuto “in diretta” la nascita dei Social Network. Uno dei tratti più distintivi di questa generazione è che la creatività è legata a doppio nodo allo sviluppo della tecnologia. Molti di loro ad esempio concepiscono il lavoro esclusivamente come digitale, non a caso i giovani imprenditori italiani hanno fondato 1.200 startup, la maggior parte delle quali opera proprio nel ramo “digital”.
Il Pew Research Center indica con precisione come sono classificate e quali siano i limiti cronologici posti per definire le generazioni che si susseguono da inizio ‘900 ad oggi:
- The Silent Generation: i nati tra 1928 e 1945 (oggi hanno dai 74 ai 91 anni)
- Baby Boomers: nati fra 1946 e 1964 (adesso hanno fra i 55 e i 73 anni)
- Generation X: compresi fra 1965 e 1980 (dai 39 ai 54 anni nel 2019)
- Millennials: tutti i nati tra il 1981 e il 1996 (23-38)
- Post-Millennials o Generazione Z: i nati dal 1997 ad oggi che, quindi, non hanno più di 22 anni.
A margine di questa macro-classificazione, potremmo anche aggiungere che c’è chi ha parlato dell’esistenza di una “sotto-generazione” a cavallo tra Generazione x ed i millennals: sono i cosiddetti Xennials. Si tratta di una micro-generazione che comprende tutti i nati tra il 1977 e il 1983, ossia tutti coloro che sono nati in un mondo ancora “non digital” ma che hanno saputo adattarsi all’evoluzione della tecnologia.
In particolare, i millennials italiani usano internet per risolvere le esigenze quotidiane: il 71% ricerca informazioni, per lavoro o per studio. Le conseguenze negative di questa continua connessione sono molte. Il multitasking porta all’incapacità di avere una soglia dell’attenzione alta e di questa situazione, da qualche lustro a questa parte, spesso ne hanno risentito le lezioni nelle nostre scuole.