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Minacce e intimidazioni ai docenti e ai presidi che trattano temi lgbtq+ a scuola da parte di Pro Vita: l’allarme di Arcigay

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A dare l’allarme, come riporta La Repubblica, è stata l’associazione che si batte per i diritti lgbtq+ Arcigay: Pro Vita starebbe creando delle vere e proprie liste di proscrizione composte dai nomi dei docenti e dei dirigenti scolastici che trattano tematiche relative alla sessualità a scuola.

La denuncia è del fondatore di ArcigayFranco Grillini, che si è espresso così a Radio Radicale: “L’associazione Pro Vita ha compilato una lista di proscrizione degli insegnanti e dei presidi, nome per nome, che nelle proprie scuole ospitano incontri sul tema dei diritti civili e delle comunità lgbtq+”.

“E’ in corso uno squadrismo delatorio fatto di intimidazione e querele, oggettivamente temerarie, contro dirigenti scolastici e insegnanti. Pro Vita si appunta, con sistematicità, le iniziative rese pubbliche nelle scuole sulla conoscenza sessuale e, quindi, invia mail ai dirigenti scolastici diffidandoli dal proseguire ed esposti alle procure. E’ un’azione capillare, diffusa sul territorio, intenzionata a mettere il bavaglio alla libertà di espressione, contravvenendo ai principi democratici della nostra Costituzione”, ha aggiunto ai microfoni del quotidiano.

Per i Pro Vita l’eliminazione della carriera alias è una priorità

Come abbiamo riportato qualche mese fa, l’associazione Pro Vita e Famiglia avrebbe inviato delle diffide alle 156 scuole che hanno attivato la carriera alias, illustrando i motivi per cui dovrebbero, invece, annullarla. Si chiede addirittura l’aiuto, per raggiungere questo obiettivo, del ministro dell’Istruzione e del Merito: “Chiediamo l’intervento urgente e risolutore del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per mettere fine una volta per tutte al proliferare incontrollato di questo ideologico abuso giuridico”, ha annunciato il portavoce dei pro-life Jacopo Coghe.

Una materia nebulosa

La carriera alias è realtà consolidata in molti istituti, anche se effettivamente mancano delle linee guida ministeriali che la regolamentano. Ogni scuola, quindi, fa da sé, con la confusione che ne consegue. “Nelle diffide che abbiamo inviato sono esposte le ragioni per cui assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale”, ha continuato Coghe.

Secondo il pro-life: “A pochi giorni dall’invio delle prime diffide abbiamo già ricevuto risposte positive da parte di scuole che hanno immediatamente annullato la carriera alias o fissato Consigli d’istituto per provvedere quanto prima”. A quanto pare molti dirigenti hanno preso sul serio la questione, facendo addirittura dietro front con l’obiettivo di cancellare la carriera alias.