“Mio padre è nell’Isis, faccio saltare la scuola”. E’ la frase che ha rivolto una bambina di origini marocchine di un istituto di Piacenza alla sua maestra.
Scrive il Il Fatto Quotidiano: “L’insegnante l’aveva ripresa durante l’orario di insegnamento per aver disturbato in varie occasioni lo svolgimento delle lezioni. L’alunna a quel punto ha intimato di chiamare il padre che, ha detto secondo le ricostruzioni, sarebbe un militante dello Stato Islamico. La bimba ha anche aggiunto che a casa ha una cintura esplosiva che potrebbe utilizzare per far esplodere la scuola”.
Ricordiamo che nel maggio del 2003, in Iraq, Paul Bremer, governatore civile dell’Iraq occupato dalle forze americane, dopo l’abbattimento del regime sunnita di Saddam Hussein, emanò un decreto che prevedeva lo scioglimento dell’esercito iracheno, improvvisamente 400.000 soldati dello sconfitto esercito iracheno furono esclusi da incarichi militari e fu negato loro il trattamento pensionistico.
Da questo evento, numerosi ex-militari cominciarono a imbracciare le armi e a combattere contro gli statunitensi e contro il nuovo governo sciita iracheno da essi voluto, cominciando a organizzarsi in gruppi di combattimento e a coordinarsi per riconquistare il potere in Iraq.
Il 9 aprile 2013, dopo essersi ampliato all’interno della Siria, questo gruppo adottò il nome di “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante”, conosciuto anche come “Stato Islamico dell’ʿIrāq e di al-Shām” o “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria”.
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