Categorie: Attualità

Minacciare uno studente di bocciarlo o lasciare il debito è reato. Lo dice la Cassazione

Il rapporto fra insegnanti e alunni, si sa, non è semplice nella maggior parte dei casi, dove fioccano scontri e punizioni, che spesso porta il coinvolgimento dei genitori (che difendono il figlio a tutti i costi).

E’ vero anche che sicuramente, rispetto al passato, il docente oggi è più disponibile a livello umano, cerca di instaurare un rapporto che possa andare oltre le lezioni, i compiti in classe e le interrogazioni.

Ciò non toglie però il fatto che, a prescindere dalla flessibilità degli insegnanti, se gli alunni presentano a fine anno un’insufficienza, scatta il debito formativo, che se da un lato può rappresentare un momento negativo per lo studente, dall’altro può indurre lo stesso a “riparare” in estate e raggiungere la sufficienza in quella data disciplina all’inizio dell’anno successivo, sempre che i debiti non siano 3: in tal caso, l’alunno viene bocciato.

Quante volte sarà capitato ai docenti di “minacciare” gli studenti ancora indietro nella preparazione e in bilico per la promozione, dire: “Guarda che ti boccio!”, oppure: “Se continui così avrai il debito a fine anno!”

Bene, anche se la maggior parte delle volte i prof lo dicono solo per spronare l’alunno, la Corte di Cassazione è entrata a gamba tesa, stabilendo con la sentenza n. 47543 del 2015  che “minacciare un alunno di bocciatura o di debito a fine anno si può configurare come reato penale e portare ad una condanna”.

 

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Su La Gazzetta del Mezzogiorno, infatti, viene riportata la sentenza che ha fatto rientrare nel reato di abuso dei mezzi di correzione e disciplina, l’esortazione che fanno da sempre i docenti nella speranza che gli alunni possano migliorare.

Infatti, si legge ancora su La Gazzetta del Mezzogiorno, gli insegnanti che abusando della loro autorità umiliano, svalutano, denigrano gli alunni con comportamenti tali da ledere la dignità personale dell’alunno, possono incorrere nel reato di abuso di mezzi di correzione punito fino a sei mesi se la minaccia provoca malattia fisica o psichica.

Certamente, non possiamo dire che tutti i professori che invitano, duramente a volte, gli alunni a recuperare le insufficienze lo facciano per aiutare e con modi sempre impeccabili, ma senza dubbio, con questa “minaccia” formativa si sono diplomate generazioni e generazioni di studenti.

Avvertire lo studente che il rendimento scarso porta al debito o alla bocciatura, non ci pare una così forte situazione traumatica per gli alunni.

Anche se forse per i genitori….

 

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Fabrizio De Angelis

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