Applicare pratiche di mindfulness nelle lezioni scolastiche può essere molto utile per far apprendere sia ai bambini che ai pre adolescenti capacità di riconoscere le proprie emozioni e ridurre in questo modo eventuali comportamenti aggressivi.
La Mindfulness, che tradotto dall’inglese significa “consapevolezza”, è la pratica derivante dalla “filosofia buddhista” che insegna ad avere consapevolezza di sé, con particolare riferimento alla realtà, al momento e al contesto che si sta vivendo, in maniera distaccata oggettiva e non giudicante.
E’ un processo che attraverso la messa in pratica di particolari tecniche di meditazione guida l’individuo ad aumentare la consapevolezza di sé, dei propri pensieri, sensazioni della realtà che lo circonda. Secondo la filosofia buddista, infatti, le persone possono eliminare la sofferenza acquisendo una nuova corretta visione della realtà agendo proprio sui pensieri e sulle emozioni.
Praticando la mindfulness si impara a guarda la realtà in maniera distaccata intercettando i pensieri negativi riuscendo a vederli per quello che sono cioè prodotti dalla propria mente ma che se non controllati influiscono in maniera negativa sulla propria vita.
Tutto questo ha quindi la conseguenza positiva di riuscire a controllare stress e sensazioni negative, soprattutto in particolari momenti della vita ma in generale come strumento utile ad affrontare anche i disagi giornalieri.
La mindfulness può essere uno strumento adottabile anche nelle scuole per aiutare in prima battuta bambini ed adolescenti che hanno comportamenti irrequieti ma anche per creare abitudine di pensiero positivo su tutti.
In dettaglio, le pratiche di mindfulness possono essere d’aiuto perché non si fermeranno solo a far apprendere ai bambini e agli preadolescenti le abilità generali di mindfulness, ma possono insegnare loro metodi per riconoscere e modulare le proprie emozioni, ridurre i comportamenti aggressivi e impulsivi ed esprimere al meglio il loro pieno potenziale.
Un esempio molto pratico ed utile è quello proposto dalla Dottoressa Grazia La Paglia che in merito al tema ha pubblicato un testo, “Piante dei Piedi”, pensato aiutare i bambini e gli adolescenti dirompenti e non solo a scuola.
In cosa consiste il programma “Piante dei piedi”? È una routine incentrata sulla focalizzazione dell’attenzione su una parte neutra del corpo (nello specifico, appunto, i piedi) che permette di ridurre i comportamenti aggressivi e impulsivi nei contesti sociali di apprendimento. La pratica è un percorso che prevede una serie di step. Prima di tutto, insegnare la postura: mostrare ed esercitare la postura consapevole da seduti, come ad esempio sedersi dritti può essere d’aiuto a prestare attenzione.
Secondo aspetto, insegnare la respirazione consapevole, imparare a respirare con la pancia, esortare gli studenti a respirare a fondo e lentamente, cioè nella parte bassa della pancia, espirando lentamente. Terzo step, imparare a conoscere l’anatomia dei piedi, aiutarli ad individuare le diverse parti del piede. A questo punto si passa alla pratica, quindi nell’esercitarsi a prestare attenzione ai piedi, identificare le diverse sensazioni somatiche legate ai piedi. Come ultimo passaggio si passa alla routine completa con combinazioni di respirazioni e attenzione ai piedi. Il percorso prevede l’assegnazione di esercizi facendo capire l’importanza della pratica.
Abbiamo incontrato la dottoressa La Paglia e le abbiamo posto alcune domande che aiutano a capire meglio l’applicazione della pratica e come calarla nella realtà quotidiana della didattica.
Da che età scolare si può applicare il metodo “piante dei piedi”?
“‘Piante dei Piedi’ è pensato appositamente per bambini e adolescenti nelle scuole elementari e secondarie. E’ un libro sull’insegnamento delle principali capacità autoregolative che permettono agli studenti di riuscire con successo in un ambiente scolastico, a livello sia accademico sia sociale”.
Come ritiene possa essere applicato dai docenti durante la normale didattica?
“Si sottolinea la necessità di sviluppare la propria pratica della mindfulness con un training specifico prima di insegnarla ad altri. Nel capitolo 1 sono descritti i passaggi preliminari da intraprendere, come per esempio acquisire esperienza con la mindfulness e farsi un’idea su come inserire il corso nel proprio ambito scolastico”.
Oltre la scuola ritiene sia utile il coinvolgimento di altri formatori e l’applicazione del metodo anche dentro la famiglia?
“Il metodo è stato progettato per venire proposto dagli insegnanti a scuola. Il libro propone un curriculum con due varianti, per il lavoro in gruppo e per il lavoro uno a uno”.
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