Fa discutere l’introduzione della mini naja.
Mercoledì è arrivato il via libera dalla Camera al disegno di legge, presentato da Forza Italia, che introduce, per i giovani diplomati da 18 a 22 anni, su base volontaria, sei mesi in caserma e in strutture formative delle Forze armate.
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Il tempo sarà equamente ripartito fra corsi di studio in modalità e-learning, permanenza presso le Forze armate e apprendimento pratico.
Non è previsto un rimborso spese, vitto e alloggio sono a carico del Fondo di riserva del Mef e non ci sarà una retribuzione.
Ci saranno, però, 12 cfu validi per l’università (tutto però dovrà essere regolato da apposita circolare del Miur) e un attestato di natura militare di ufficiali di riserva di complemento.
Mini naja, gli studenti non ci stanno
“Le forze politiche vogliono tornare indietro nel tempo, formare all’interno dell’Esercito è inaccettabile” – dichiara Giacomo Cossu, coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza – “Vogliamo studiare dentro scuole e università pubbliche, non nelle basi militari. Questa proposta è un insulto a centinaia di migliaia di studenti scesi in piazza nell’ultimo anno per chiedere al Governo maggiori investimenti nella pubblica istruzione. Il Governo dovrebbe occuparsi di innovare la didattica, garantirci gli strumenti per decidere cosa studiare per migliorare il nostro futuro e la società in cui viviamo. Invece vogliono insegnarci la cultura militare, in pieno stile da antico regime”.
Anche i lettori della pagina Facebook della Tecnica della Scuola non sono d’accordo con la misura approvata.