Fa discutere la creazione del Ministero per la famiglia e la disabilità affidato al leghista Lorenzo Fontana.
Ne parliamo oggi con Raffaele Iosa che è stato maestro, direttore didattico e ispettore scolastico; ha fatto parte del gruppo che ha scritto il Regolamento dell’autonomia nel 1998 e ha coordinato, dal 1999 al 2001, l’Osservatorio nazionale handicap per il Ministero della pubblica istruzione.
Attualmente si occupa di cooperazione internazionale e, avendo pubblicato di recente il volume “Generazione Don Milani”, è anche molto impegnato nelle iniziative legate ai 40 anni di Lettera a una professoressa di Don Milani
Cosa ne pensa di questo nuovo e inedito ministero?
E’ un messaggio antico che ritorna. Appartiene alla cultura del cosiddetto conservatorismo compassionevole di tradizione americana, ovvero occuparsi di chi non sta dentro il mainstream, dentro la tendenza dominante, attraverso appositi apparati politici, amministrativi e così via.
Dal punto di vista simbolico è la fine dell’inclusione che aveva come principio base la parola normalità e non specialità
Lei vuol dire insomma che è un ministero creato per quelli che “non sono come noi” ?
Esatto è un ministero speciale, non un ministero normale, istituito perché evidentemente si pensa che a chi ha problemi servono apparati speciali.
Al contrario, dentro il Ministero della Pubblicia Istruzione, negli anni 70 e 80 si sviluppò una battaglia politica e culturale per non avere un ufficio handicap.
Prima della riforma del Ministero voluta da Berlinguer, della disabilità si è sempre occupato l’ufficio studi e sperimentazione.
Questa sua posizione è un po’ strana, visto che lei è stato anche il responsabile dell’Osservatorio nazionale sull’handicap.
Allora bisogna chiarire che cos’era l’Osservatorio.
Si trattava di uno strumento che serviva a coordinare gli interventi sulla disabilità di tre Ministeri (Istruzione, Salute e Welfare) anche in collaborazione con le associazioni, ma operava all’interno di una struttura del tutto normale
Intendiamoci, io non sto dicendo la disabilità è normale, ovviamente ha un suo specifico, ma renderla speciale fino al punto di creare un ministero ad hoc avrà come risultato quello di aumentarne l’ “isolazione”, mi si passi il termine
Però sembra che questa idea non dispiaccia alle famiglie e persino ad alcune associazioni
Io capisco che le famiglie e certe associazioni siano contente della nascita di questo Ministero perché questo sarà un luogo di potere, avrà denari da spendere.
Ma secondo me questo Mininistero risponde non solo al principio del conservatorismo compassionevole ma anche alla progressiva medicalizzazione a seguito della quale abbiamo avuto in 15 anni un aumento dei disabili del 60%
Cosa intende dire di preciso?
Questo aumento di fame di separare, certificare e classificare con tutto quello che comporta (incremento del sostegno, dell’assistenza) porterà al ripristino di un modello speciale per la gestione della disabilità
E cioè le nuove scuole speciali
Non sta forse esagerando un po’ ?
Niente affatto.
In tutto il nord ci sono migliaia di famiglie che hanno bambini autistici e che stanno facendo la battaglia per avere insegnanti esperti di metodo ABA: si tratta di un metodo americano neocomportamentista che sta diventando una vera e propria cura e se si confonde la cura con la didattica siamo alla medicalizzazione.
E quando si confonde il camice con il grembiule il risultato è un aumento della separazione.
Ed è molto significativo il fatto che il ministero sia aggregato alla famiglia; l’idea, insomma, è che la disabilità non sia tema sociale ma problema delle famiglie.
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