Nessun ripensamento: anche i parlamentari sono d’accordo nella trasformazione del ministero dell’Istruzione in ministero dell’Istruzione e del Merito. Dopo la pubblicazione della variazione nella Gazzetta Ufficiale n. 264 dell’11 novembre scorso, a seguito dell’approvazione del Decreto-Legge 173 sulle “Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri”, il 14 dicembre l’Aula del Senato ha approvato in via definitiva il testo: il DL ministeri è passato con 88 voti favorevoli, 62 contrari e nessun astenuto.
Risultano confermate, quindi, le nuove denominazioni di alcuni ministeri: dello Sviluppo economico in Imprese e del made in Italy; delle Politiche agricole alimentari e forestali in Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste; della Transizione ecologica in Ambiente e della sicurezza energetica; dell’Istruzione in Istruzione e del merito. Mentre quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili riassume la denominazione di ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
Tutti gli emendamenti sono stati respinti, ma alcuni stati trasformati in ordini del giorno. Tra questi, ve ne sono due di Azione-Italia viva che impegnano il Governo a valutare l’opportunità di istituire presso la presidenza del Consiglio due strutture di missione contro il dissesto idrogeologico e per il coordinamento degli interventi di edilizia scolastica.
Gli altri odg accolti impegnano l’esecutivo a contrastare fenomeni di contraffazione e sfruttamento di marchi italiani; a riportare sotto la competenza del ministero dell’agricoltura le funzioni in materia di fauna selvatica; a presentare fra sei mesi una relazione alle Camere in ordine allo stato di riorganizzazione dei Ministeri dell’istruzione e dell’agricoltura e all’impatto sull’attuazione del PNRR.
Secondo la senatrice di Fratelli d’Italia Domenica Spinelli, relatrice del Dl Ministeri, “dietro le modifiche apportate ai nomi dei Ministeri esistono delle scelte specifiche che il Presidente Meloni, insieme al suo Esecutivo, ha fatto per onorare gli impegni presi con gli italiani. Con le modifiche abbiamo inserito dei concetti importanti, made in Italy, sovranità alimentare, sicurezza energetica, infrastrutture e trasporti, istruzione e merito”.
Secondo la senatrice Spinelli, “il Governo Meloni, legittimato dal voto popolare ha siglato un patto di responsabilità con l’Italia e con gli italiani, in questo patto è indicata la strada di tutte le politiche che metteremo in campo, con le strategie e la valorizzazione di progetti, promozione e protezione dei nostri prodotti nel mondo, rafforzativi per la collocazione delle nostre imprese nei mercati esteri e quindi tutte le politiche strategiche che ci consentiranno di creare dei posti di lavoro”.
Di tutt’altro avviso si è detta la vice-presidente del gruppo M5S al Senato Alessandra Maiorino, secondo cui “la maggioranza va avanti, ostinata e miope, nel non voler inserire la parola ‘inclusione’ nel nome e negli indirizzi d’azione del “neonato” ministero dell’Istruzione e del Merito. Sarebbe un errore pensare che si tratti esclusivamente di una questione formale. No, è una scelta che connoterà la loro politica sulla scuola”.
Maiorino dice che “secondo Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia, la scuola deve badare solo al merito, ignorando il diritto di tutte le ragazze e di tutti i ragazzi ad avere in partenza pari opportunità di crescita e di apprendimento”.
“Ecco la scuola classista voluta da Giorgia Meloni. Secondo noi invece la scuola deve contribuire a rimuovere le disuguaglianze e le disparità di condizioni tra gli studenti. A questa visione individualista della destra si aggiunge l’ipocrisia della maggioranza che a parole si è detta favorevole al concetto di inclusione, ma poi si rifiuta di accogliere i nostri emendamenti per mettere tutto questo nero su bianco. E’ l’ennesima dimostrazione della furia ideologica e distruttiva di Meloni, Berlusconi e Salvini”, conclude la grillina.
Sulla stessa linea si pone la senatrice del Pd Vincenza Rando: intervenendo in aula, ha detto che “aggiungere la parola merito a quel ministero che fu il ministero della Pubblica istruzione rischia di portarsi dietro l’erronea convinzione che la scuola abbia come unica finalità quella di premiare i meritevoli.
“Può sembrare all’apparenza un concetto giusto, ma la scuola non è un posto dove prendere i migliori, è quello dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno. Costruire un sistema nel quale l’istruzione smette di essere un diritto per tutti e diventa un premio significa ampliare le disuguaglianze. Chi ha competenze e capacità è giusto che si veda riconosciuti i propri meriti, ma – ha concluso la dem – il merito senza parità di condizione si riduce in privilegio”.