Piace poco alla Cisl Scuola la decisione del Governo di cambiare il nome del Ministero che, d’ora in poi, si chiamerà “Ministero dell’Istruzione e del Merito”.
“A noi – dice la segretaria generale Ivana Barbacci – piacerebbe che il riferimento fosse all’art. 34 della Costituzione stessa, laddove sancisce il diritto per i meritevoli di raggiungere i più alti gradi degli studi anche se privi di mezzi”.
“Ma – chiarisce subito Barbacci – ci piacerebbe un po’ meno se l’aggiunta fosse dettata da suggestioni diverse, quelle di una meritocrazia malintesa che tanti danni ha già prodotto e potrebbe ancora produrre se legata a modelli, scolastici e non solo, in cui concorrenza e competizione prevalgono sul senso di appartenenza a una comunità di persone tutte meritevoli di vedersi riconoscere pari opportunità”.
“Il merito che ci piace – aggiunge ancora la segretaria generale – è diverso da quello che tante volte finisce per diventare, in una società e in una scuola fortemente influenzata dalle condizioni di contesto, una giustificazione delle disuguaglianze. Noi crediamo che tutto il paese meriti una scuola di qualità, che favorisca la riduzione dei divari territoriali e non corra il rischio di accentuarli, promuovendo ovunque crescita personale, unità e coesione, con particolare attenzione e impegno in quelle aree dove più acuti sono i disagi socio economici e più alti i tassi di dispersione e di abbandono”.
Per venire poi a problemi che il Ministro, dell’Istruzione o del Merito che sia, dovrà affrontare nell’immediato, Ivana Barbacci afferma: “Al di là delle opinioni personali di ciascuno, è comunque un bene che l’Italia abbia da oggi un governo nel pieno delle sue funzioni, che giudicheremo sui fatti e col quale da subito chiederemo di confrontarci, a partire da quella che consideriamo in questo momento prioritaria, ossia una conclusione positiva e in tempi rapidi del negoziato sul rinnovo del contratto”.
Concludendo: “Tutte le forze politiche, anche quelle che oggi sono maggioranza, hanno riconosciuto in campagna elettorale l’urgenza di restituire al lavoro del personale scolastico e alla sua retribuzione una più giusta dignità. Ora attendiamo scelte coerenti”.
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