Sono un insegnante di 31 anni della scuola secondaria. Ho superato i concorsi ordinari 2020 per la classe di concorso A022, italiano, storia e geografia negli istituti secondari di primo grado, e per la classe di concorso A011, discipline letterarie e latino negli istituti secondari di secondo grado. A luglio 2023 ho dovuto scegliere se essere immesso in ruolo alle medie o al liceo e per motivi personali ho dovuto prediligere la vicinanza, e quindi le medie.
Quest’anno mi sono iscritto al nuovo concorso ordinario 2023 perché, in quanto soggetto al vincolo triennale, mi sono voluto dare una nuova possibilità di tornare al liceo quanto prima. Il mio timore era, ed è rimasto, che, essendo stati avviati i nuovi percorsi abilitanti per i colleghi già abilitati, una volta richiesto il passaggio di ruolo, sarei stato giustamente scavalcato da colleghi con molti più anni di servizio di me e che fino ad oggi non si erano potuti abilitare.
Le premesse per questo nuovo concorso erano a mio avviso favorevoli: avevo già superato un precedente concorso ordinario per la stessa classe di concorso, ero in possesso dell’abilitazione, avevo qualche annetto di servizio, qualche titolo culturale. Le modalità di accesso al concorso erano tre: laurea e 24 CFU oppure laurea e 3 anni di servizio oppure laurea e abilitazione all’insegnamento per la specifica classe di concorso. In fase d’iscrizione mi sono, dunque, presentato con la laurea e l’abilitazione, pensando che quella fosse la condizione migliore, come del resto hanno pensato molti altri colleghi nella mia stessa situazione, e come qualche sindacato e testata giornalistica specialistica del settore scolastico avevano suggerito.
Ho superato in maniera soddisfacente le prove con un 94 di scritto e un 100 di orale. Non credo sia stata soltanto fortuna, come taluni millantano. Ho investito tempo e risorse, ho corretto di giorno e studiato di notte, ho continuato a lavorare e ho affrontato contemporaneamente anche il mio anno di prova; ho fatto dei sacrifici, mettendo in secondo piano la mia vita, i miei affetti, i miei genitori, i miei hobby, la mia famiglia tutta. Tutto con un unico obiettivo: entrare in quei risicati 12 posti messi a bando (anche se i posti liberi in Piemonte sono in totale 48) e poter coronare il mio sogno di insegnare al liceo in Torino e di tornare dai miei studenti.
Al termine, la doccia fredda: premetto che non hanno valutato ancora i miei titoli, ma quelli di una collega della classe di concorso di A019 che aveva una situazione uguale alla mia. Analizzando l’esito della valutazione dei suoi titoli culturali e di servizio ho scoperto che il punteggio dei miei non sarebbe stato pari a 33,25 come avevo calcolato, ma pari a 20,75, ben 12,5 punti in meno. Il voto finale del concorso, infatti, può arrivare a 250: 100 di scritto, 100 di orale e 50 punti ottenuti grazie ai titoli culturali e ai servizi. Ho quindi telefonato all’USR di competenza credendo in un errore e mi hanno spiegato che, poiché ci siamo iscritti al concorso con laurea e abilitazione, il punteggio d’accesso a loro risulta pari a 0. Questo accade perché, essendomi abilitato da concorso ordinario 2020 ed avendo conseguito un punteggio di 159,5/250, il mio voto rapportato in centesimi era di 63 e, essendo inferiore a 75, mi attribuiranno 0 punti. Questo è quello che mi ha detto l’operatrice dell’USR che ha preso in esame la mia domanda d’iscrizione e che mi ha calcolato il punteggio. In buona sostanza, la mia abilitazione vale 0 e la mia laurea non viene più conteggiata.
A quel punto ho chiesto se fosse normale che quindi rischiassi di essere superato da colleghi solo in possesso della laurea che si erano iscritti al concorso senza l’abilitazione. La risposta dell’USR è stata agghiacciante: “si sarebbe dovuto iscrivere con la laurea e i 24 CFU e dichiarare l’abilitazione come titolo aggiuntivo. Bisogna giocare d’astuzia in questi casi”.
Tralasciando il paradosso di un concorso al quale ci si può iscrivere in TRE modalità differenti e nel quale, a seconda di come si dichiarino i titoli, questi stessi possono valere in maniera differente e tralasciando il paradosso del dover “giocare d’astuzia” nell’iscriversi a un concorso pubblico statale, il motivo per cui non mi sono iscritto con la laurea e i 24 CFU o con la laurea e i 3 anni di servizio è giustificato dal fatto che queste due possibilità prevedevano che, al termine del concorso, se fossi risultato vincitore, sarei stato assunto a tempo determinato per un anno e avrei dovuto frequentare un percorso abilitante a mie spese (circa 2.000€) per conseguire un’abilitazione di cui io, però, sono già in possesso.
A questo punto la mia riflessione: dove sta il merito in una situazione come questa? Ho 0 punti di laurea, 0 punti di abilitazione e 12,5 per essere incluso in una graduatoria di merito di un precedente concorso ordinario (quello del 2020) e 8,25 punti tra anni di servizio e altri titoli, dunque in totale 20,75. Un laureato senza abilitazione con 12,5 punti, se il suo voto di laurea è pari a 110, e con 8,5 punti tra anni di servizio e altri titoli, a parità di punteggio di scritto e di orale, mi passa davanti. A mio avviso sarebbe stato più meritocratico se fosse stata calcolata la laurea per tutti. A quel punto avrei avuto: 12,5 punti per la laurea, 0 per l’abilitazione perché il mio punteggio è inferiore a 75, 12,5 per essere incluso in una graduatoria di merito di un precedente concorso ordinario e 8,25 punti di titoli aggiuntivi e servizi. Questo non può accadere perché non si possono conteggiare due titoli di accesso secondo il Ministero, ma uno solo. Dunque, mi chiedo: perché, allora, a chi si è iscritto con la laurea e i 3 anni di servizio contano sia i punti della laurea sia i punti dei 3 anni di servizio? La cosa più sconvolgente di tutte è che, addirittura, secondo i calcoli di altri colleghi, giocando ancora più d’astuzia, il mio punteggio dei titoli sarebbe potuto addirittura essere pari a 40.
Ancora una riflessione. La tabella della valutazione dei titoli recita così per quanto riguarda il titolo d’accesso: “Diploma di laurea di vecchio ordinamento, laurea specialistica, laurea magistrale, diploma accademico di vecchio ordinamento o diploma accademico di secondo livello che costituisce titolo di accesso alla specifica classe di concorso (valido come titolo di accesso purché integrato dai 24 CFU/CFA ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera c); abilitazione specifica o titolo di abilitazione specifico conseguito all’estero riconosciuto ai sensi del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206 (sulla base del punteggio conseguito). I titoli di accesso il cui voto non è espresso in centesimi sono riportati a 100.”. Come si può notare tra il paragrafo della laurea e la dicitura “abilitazione specifica” c’è un punto e virgola. A mio avviso, tale segno di punteggiatura non può avere valore disgiuntivo. Ecco un altro motivo per cui in fase di iscrizione mi sono iscritto dichiarando il possesso congiunto di laurea e abilitazione, convinto che sarebbero stati presi entrambi in considerazione. E ancora, in fase d’iscrizione il sistema chiedeva il voto sia della laurea sia dell’abilitazione. Perché richiedere il voto di laurea non se ne tiene conto per l’attribuzione del punteggio?
Tutti questi elementi mi hanno portato alla convinzione che sarebbero stati considerati entrambi i titoli e non uno solo!
Credo che mi ammalerò per questa situazione: mi sento arrabbiato con me stesso per essere stato un ingenuo e non essere stato più furbo o più scaltro, mi sento inerme perché non si può far nulla a riguardo, mi sento preso in giro e sono arrabbiato: l’unica cosa che vorrei è tοrnare indietro nel tempo e “farmi furbo”, ma ciò è ovviamente impossibile. Credo che rientrerò comunque in quei 12 posti, seppur mutilato di 12,5/20 punti, ma credo che non sarò così in alto nella graduatoria e, quindi, anche questa volta dovrò rinunciare al posto per evitare di finire troppo lontano da casa, da Torino, vincolato per tre anni. Ecco come in Italia i giovani si disilludono e perdono gradualmente l’entusiasmo per uno dei lavori più belli del mondo. Ecco come in Italia viene valorizzato il merito. Ecco come in Italia si preferisce poi andare altrove.
Lettera firmata
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