Non è facile decifrare in modo univoco l’esternazione della senatrice Bianca Granato (M5S) ha postato pochissime ore fa su Facebook, anche se un punto sembra ormai chiaro: sembra ormai quasi sicuro che il Miur andrà al M5S che però si sta rendendo sempre più conto che governare la scuola sarà una mission molto difficile se non addirittura impossibile.
Ma vediamo cosa scrive Bianca Granato.
“Ringrazio di cuore tutti i miei estimatori che da qualche tempo caldeggiano una mia eventuale nomina a Ministro dell’Istruzione, sapendo che ho dato l’anima in questi anni per restituire alla scuola la sua connotazione democratica, inclusiva e di qualità buttata alle ortiche dall’oscena legge 107/2015”.
Ma dopo i ringraziamenti di rito arriva la dichiarazione più importante: “Non nutro l’ambizione di aspirare a quel seggio, visto che sarà oltretutto cosparso dei chiodi che ci hanno lasciato Giannini e Fedeli, artefici ultimi del più evidente insulto alla funzione sociale e civile della scuola Pubblica”.
Come dire: so benissimo che la poltrona di Viale Trastevere è scomoda, anzi scomodissima e per me non sarebbe un dramma dover rinunciarci.
“Il mio impegno nella soluzione dei problemi – prosegue la senatrice pentastellata – c’è già e ci sarà sempre allo stesso modo da qualunque posizione”.
L’obiettivo di intervenire sulla legge 107 resta però intatto (anche se per dovere di cronaca dobbiamo dire che nel post non viene usata la parola abrogazione): “Il mio sogno e quello degli altri miei colleghi, di cui credo di potermi fare interprete per aver combattuto insieme la legge 107/2015 per tre lunghi anni – conclude infatti Bianca Granato – non è quello di vedere me ma uno come noi, motivato allo stesso modo, a quel seggio per poter veramente dare quella svolta che serve per salvare la scuola pubblica. Ci speriamo con tutto il cuore!”
Quest’ultima frase non è facile da capire soprattutto se si considera che nelle ultime ore stanno salendo le quotazioni di Salvatore Giuliano, dirigente scolastico del Majorana di Brindisi sul cui nome già ai primi di marzo, quando Di Maio lo aveva indicato come possibile futuro ministro, si erano levate in rete non poche voci di protesta.
Ma è anche possibile che la battuta di Granato sia proprio una sorta di segnale inviato sia allo “stato maggiore” del M5S sia allo stesso Giuliano: “Va bene tutto ma il futuro ministro dovrà essere persona chiaramente schierata contro la legge 107”.